Ben ritrovati a tutti voi, cari lettori!
Chi di voi non ha mai mangiato i muffins? Sono più che sicura che questi dolcetti ormai popolano quotidianamente le vostre case, si trovano ovunque, in pasticceria, nei bar, nei forni, e più che mai al supermercato (e qui stendiamo un velo pietoso, ma tant'è).
Ma forse non tutti sanno che esistono due tipi di muffins, quello inglese e quello americano, ognuno con il proprio procedimento, storia e sapore.
Il muffin inglese prende forma da una pasta lievitata piatta che gonfiando forma delle fessure e dei buchi e viene cotto su una piastra calda. L'origine del muffin pare risalire al X secolo in cui cuocevano degli anelli di pasta sul fornello o in padella.
I muffin americani differiscono dai muffin inglesi nella lavorazione. L'impasto è più liquido, e si usa il lievito chimico anziché il lievito di birra (tanto che i muffin inglesi sono tipo dei panini semidolci). Originariamente i muffin americani usavano la potassa come agente lievitante, fino al 1857 circa quando è stato introdotto il lievito chimico. Durante la metà del 1700 la prima ricetta del muffin è stata stampata e sua la popolarità è aumentata a tal punto che si vendevano per le strade.
Negli Stati Uniti, tre stati - Minnesota, Massachusetts e New York - hanno dichiarato il muffin proprio dolce nazionale: il Minnesota il muffin ai mirtilli, il Massachusetts al mais e a New York il muffin di mele.
I muffins più diffusi in Italia sono indubbiamente quelli americani, e sono ormai un classico dei nostri prodotti da forno.
Per celebrare questa domenica autunnale, vi suggerisco quindi una ricetta speciale, direttamente dal libro Golosi di salute di Montersino, e da me lievemente modificata.
MUFFINS ALLO YOGURT E GOCCE DI CIOCCOLATO ALLE NOCCIOLE
Ingredienti
50 g. di olio evo
40 g. di burro
20 g. di tuorli
115 g. di uova
175 g. di albumi
140 g. di zucchero a velo
190 g. di farina
50 g. di amido di riso
10 g. di lievito chimico
80 g. di yogurt bianco
1 stecca di vaniglia Bourbon
cioccolato alle nocciole in scaglie
mandorle in scaglie
Procedimento
In una ciotola montate zucchero a velo, il burro a temperatura ambiente e l'olio evo, quindi unite lo yogurt, gli albumi, le uova, e i tuorli, fino a ottenere una crema liscia e omogenea. Incorporate quindi la farina setacciata con il lievito, i semi estratti dalla stecca di vaniglia, l'amido di riso, emulsionando con un mixer a immersione in modo da ottenere una pastella liscia.
Versate il composto negli appositi stampini di carta, riempiendoli fino a 3/4. Cospargete di scaglie di cioccolato e di filetti di mandorle, quindi infornate a 190° per una ventina di minuti (ricorrete alla prova stecchino per verificare la cottura).
Una volta sfornati, fate intiepidire e cospargete di zucchero a velo.
Soffici come nuvole, golosi come le ciliegie. Se li riscaldate per pochi secondi, anche nel microonde, vi delizieranno ancor di più!
Bon appétit!!!
"Non c'è posto al mondo che io ami più della cucina. Non importa dove si trova, com'è fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene." (B. Yoshimoto, "Kitchen", Feltrinelli, 1993)
domenica 4 ottobre 2015
martedì 4 agosto 2015
Punto Officina del Gusto. Dalle pupille alle papille
Ben ritrovati a voi tutti!
Oggi niente ricette, ma non scappate, vi aspetta un viaggio sensoriale che vi lascerà esterrefatti e collegherà le vostre pupille direttamente alle papille. L'acquolina in bocca salirà a tal punto che non resisterete e sarete naturalmente guidati a venire a Lucca - gran bella cittadina, immancabile tappa di un grand tour toscano per cui basta anche un weekend - per conquistarvi un posto a sedere al Punto - Officina del Gusto.
Un ristorante abbastanza atipico, su cui si stanno spendendo molte belle e importanti parole, con una brigata cordiale e molto competente guidata da Damiano Donati, chef giovane e geniale (oltre che bellissimo e supertatuato). Poiché io non sono una critica enogastronomica, ma sono una gran buona forchetta e un'edonista del gusto, non vi parlerò dei piatti, bensì voglio invitarvi e invogliarvi a scoprirli da soli.
Seguitemi in questa galleria di sapori e forme, ma non provate a immaginare il sapore, ché quella è un'esperienza imprescindibile, tutta fisica e multisensoriale di cui davvero non dovreste privarvi.
Allacciatevi i tovaglioli e seguitemi!

Nota bene: Ogni mese il menu del Punto si rinnova in base alla stagionalità delle materie prime e alla fantasia debordante dello chef, motivo in più per tornare una seconda volta, ma anche una terza, una quarta...
Fatemi sapere se non ho ragione. Punto.
Bon appétit!!!
Oggi niente ricette, ma non scappate, vi aspetta un viaggio sensoriale che vi lascerà esterrefatti e collegherà le vostre pupille direttamente alle papille. L'acquolina in bocca salirà a tal punto che non resisterete e sarete naturalmente guidati a venire a Lucca - gran bella cittadina, immancabile tappa di un grand tour toscano per cui basta anche un weekend - per conquistarvi un posto a sedere al Punto - Officina del Gusto.
Un ristorante abbastanza atipico, su cui si stanno spendendo molte belle e importanti parole, con una brigata cordiale e molto competente guidata da Damiano Donati, chef giovane e geniale (oltre che bellissimo e supertatuato). Poiché io non sono una critica enogastronomica, ma sono una gran buona forchetta e un'edonista del gusto, non vi parlerò dei piatti, bensì voglio invitarvi e invogliarvi a scoprirli da soli.
Seguitemi in questa galleria di sapori e forme, ma non provate a immaginare il sapore, ché quella è un'esperienza imprescindibile, tutta fisica e multisensoriale di cui davvero non dovreste privarvi.
Allacciatevi i tovaglioli e seguitemi!
La Frittella di Lenticchia e la Melanzana |
Il Blinis di Ceci e la Verdura Marinata |
Il Riso vegetale di Mare |
Lo Spaghetto, il Burro e la Susina Acerba |
Lo Spiedino di carne con la Giardiniera di Carota |
Il Galletto con Chips di Patate e la Maionese nera |
La Tartelletta e il Frutto di Bosco |
Nota bene: Ogni mese il menu del Punto si rinnova in base alla stagionalità delle materie prime e alla fantasia debordante dello chef, motivo in più per tornare una seconda volta, ma anche una terza, una quarta...
Fatemi sapere se non ho ragione. Punto.
Bon appétit!!!
lunedì 20 luglio 2015
Rosso gazpacho
Ciao a tutti!
Chi di voi non conosce il gazpacho metta un dito qui sotto, che ci penso io farvi venire voglia di provarlo.
Questa meravigliosa zuppa fredda è uno dei piatti principe dell'Andalusia, in quel sud della Spagna che tanto amiamo per il jamón ibérico per lo sherry, e sulle cui origini si sa che è di sicura derivazione araba - le fonti parlano di gazpacho bianco, fatto con aglio, mandorle, pane, olio, aceto, albume, fagiolini, acqua e sale. Nel corso dei secoli si sono aggiunti altri ingredienti, grazie alle materie prime che giungevano dalle Americhe, quali il pomodoro e il peperone, come scritto nel testo "Practicón. Tratado completo de cocina", di Angel Muro, del 1891, che definisce il gazpacho "un piatto molto gradevole che non trova classificazioni nella gastronomia, ma senza il quale gli andalusi non possono vivere in estate, così come i galleghi in inverno senza le cime di rapa".
E andiamo dunque a scoprire come si prepara questa delizia dalle origini così antiche, specificando che non esiste una ricetta definitiva, e sono moltissime le eccezioni che confermano la regola.
GAZPACHO ANDALUSO
Ingredienti per 4 persone
800 g. di pomodori tondi maturi
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 peperone verde
1 peperone rosso
150 g. di pane bianco raffermo
1 cucchiaino di peperoncino dolce
mezzo cucchiaino di cumino in polvere
qualche foglia di basilico (aggiunta mia)
sale
mezzo cetriolo
olio evo
aceto di vino bianco
acqua
Procedimento
Mondate bene tutte le verdure, sbucciate i pomodori e privateli dei semi interni, sbucciate il cetriolo, riducete in piccoli pezzi, quindi metteteli in una ciotola e aggiungete l'aceto, l'olio, il sale, il cumino, il peperoncino, il pane privato della crosta, e un po' di acqua. Lasciate marinare per circa 12 ore, o per una notte.
Trascorso questo tempo, scolate le verdure dalla marinata, e tritatele con un frullatore, quindi filtrate con un colino cinese (o un colino a maglia fine).
Emulsionate la zuppa aggiungendo altro olio, quindi aggiustate di sale e aceto.
Fate freddare in frigo e servite con le verdure che lo compongono (peperoni, cetrioli e pomodori) tagliate a dadini piccoli.
Buonissimo, rinfrescante, perfetto per un pranzo sul mare o una cena in giardino (ma anche in terrazzo e persino in casa, pensate un po'!).
Quando l'avrete assaggiata diventerete tutti andalusi, non potrete più vivere senza!
Bon appétit!!!
Chi di voi non conosce il gazpacho metta un dito qui sotto, che ci penso io farvi venire voglia di provarlo.
Questa meravigliosa zuppa fredda è uno dei piatti principe dell'Andalusia, in quel sud della Spagna che tanto amiamo per il jamón ibérico per lo sherry, e sulle cui origini si sa che è di sicura derivazione araba - le fonti parlano di gazpacho bianco, fatto con aglio, mandorle, pane, olio, aceto, albume, fagiolini, acqua e sale. Nel corso dei secoli si sono aggiunti altri ingredienti, grazie alle materie prime che giungevano dalle Americhe, quali il pomodoro e il peperone, come scritto nel testo "Practicón. Tratado completo de cocina", di Angel Muro, del 1891, che definisce il gazpacho "un piatto molto gradevole che non trova classificazioni nella gastronomia, ma senza il quale gli andalusi non possono vivere in estate, così come i galleghi in inverno senza le cime di rapa".
E andiamo dunque a scoprire come si prepara questa delizia dalle origini così antiche, specificando che non esiste una ricetta definitiva, e sono moltissime le eccezioni che confermano la regola.
GAZPACHO ANDALUSO
Ingredienti per 4 persone
800 g. di pomodori tondi maturi
1 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 peperone verde
1 peperone rosso
150 g. di pane bianco raffermo
1 cucchiaino di peperoncino dolce
mezzo cucchiaino di cumino in polvere
qualche foglia di basilico (aggiunta mia)
sale
mezzo cetriolo
olio evo
aceto di vino bianco
acqua
Procedimento
Mondate bene tutte le verdure, sbucciate i pomodori e privateli dei semi interni, sbucciate il cetriolo, riducete in piccoli pezzi, quindi metteteli in una ciotola e aggiungete l'aceto, l'olio, il sale, il cumino, il peperoncino, il pane privato della crosta, e un po' di acqua. Lasciate marinare per circa 12 ore, o per una notte.
Trascorso questo tempo, scolate le verdure dalla marinata, e tritatele con un frullatore, quindi filtrate con un colino cinese (o un colino a maglia fine).
Emulsionate la zuppa aggiungendo altro olio, quindi aggiustate di sale e aceto.
Fate freddare in frigo e servite con le verdure che lo compongono (peperoni, cetrioli e pomodori) tagliate a dadini piccoli.
Buonissimo, rinfrescante, perfetto per un pranzo sul mare o una cena in giardino (ma anche in terrazzo e persino in casa, pensate un po'!).
Quando l'avrete assaggiata diventerete tutti andalusi, non potrete più vivere senza!
Bon appétit!!!
domenica 5 luglio 2015
La canicola e il lassi di mango
Buon fine settimana cari lettori accaldati!
Fa caldo, non si parla d'altro, persino i telegiornali non mancano di ricordarci che le temperature in questi giorni hanno raggiunto livelli allarmanti, con tutti i corollari di raccomandazioni per anziani e bambini. Come ogni anno. Ma è estate, è giusto e naturale che sia caldo, suvvia!
Basta adottare piccoli accorgimenti, e soprattutto evitare cibi pesanti e mangiare in piccole quantità bevendo molta acqua, e aspettare la notte per andare in cerca di un po' di frescura nei prati - eh sì, si dorme poco, vero, anche questo è tra gli effetti collaterali elencati dai tg.
In questi giorni i miei fornelli tacciono, il frigo trabocca di pomodori in tutte le loro declinazioni - cuori di bue, canestrini, pachino, datterini, sott'olio -, rucola, lattuga, radicchio, e via con capresi e insalatone con tutto quello che capita a tiro. Ma anche tanta frutta, ovviamente.
Quello che vi propongo oggi è una miscela di yogurt, acqua, spezie e, a volte, la frutta, ovvero il lassi. Il lassi tradizionale ("lassi salato", o semplicemente, "lassi") è una bevanda saporita, talvolta aromatizzata con cumino tostato. Il lassi dolce, tuttavia, contiene zucchero o frutta, al posto delle spezie. Il lassi salato alla menta è molto popolare in Bangladesh.
Nelle religioni dharmiche, lo yogurt addolcito con il miele viene utilizzato durante l'esecuzione di rituali religiosi. Meno comune è il lassi servito con latte e accompagnato da un sottile strato di panna densa. Il lassi è una bevanda molto rinfrescante, e viene per lo più servita durante il pranzo. Mescolato con un po' di curcuma in polvere, costituisce un efficace rimedio per la gastroenterite. In Pakistan, il lassi salato viene spesso servito con quasi tutti i tipi di pasti, ed è quasi sempre preparato in casa, semplicemente mescolando sale con yogurt e acqua.
Ecco qui una versione dolce del lassi, tra le più popolari in occidente.
LASSI DI MANGO
Ingredienti per 2 persone:
1 mango maturo
200 g. di yogurt al naturale (io yogurt greco, più denso ma meno acido)
mezzo bicchiere di latte scremato (bene anche il latte di riso o altro vegetale)
un cucchiaio di miele d'acacia
2 capsule di cardamomo
Procedimento:
Mondate il mango, tagliatelo a dadini, mettete in un frullatore e azionate fino a ridurre la frutta in purea. Prendete le capsule del cardamomo, incidetele con un coltellino e ricavatene i semi scuri, quindi aggiungeteli nel frullatore insieme agli altri ingredienti (yogurt, miele e latte). Azionate il frullatore a scatti, fino a ottenere una bevanda liscia (se la preferite meno densa, unite un po' di acqua).
Versate nel bicchieri, volendo aggiungete dei cubetti di ghiaccio e qualche foglia di menta, per un effetto più rinfrescante.
Si conserva per un paio di giorni in un contenitore ermetico in frigo.
Dissetante, rinfrescante e salutare. Proprio quello che ci vuole contro la canicola! Una volta provato non potrete più farne a meno!
Bon appétit!!!
Fa caldo, non si parla d'altro, persino i telegiornali non mancano di ricordarci che le temperature in questi giorni hanno raggiunto livelli allarmanti, con tutti i corollari di raccomandazioni per anziani e bambini. Come ogni anno. Ma è estate, è giusto e naturale che sia caldo, suvvia!
Basta adottare piccoli accorgimenti, e soprattutto evitare cibi pesanti e mangiare in piccole quantità bevendo molta acqua, e aspettare la notte per andare in cerca di un po' di frescura nei prati - eh sì, si dorme poco, vero, anche questo è tra gli effetti collaterali elencati dai tg.
In questi giorni i miei fornelli tacciono, il frigo trabocca di pomodori in tutte le loro declinazioni - cuori di bue, canestrini, pachino, datterini, sott'olio -, rucola, lattuga, radicchio, e via con capresi e insalatone con tutto quello che capita a tiro. Ma anche tanta frutta, ovviamente.
Quello che vi propongo oggi è una miscela di yogurt, acqua, spezie e, a volte, la frutta, ovvero il lassi. Il lassi tradizionale ("lassi salato", o semplicemente, "lassi") è una bevanda saporita, talvolta aromatizzata con cumino tostato. Il lassi dolce, tuttavia, contiene zucchero o frutta, al posto delle spezie. Il lassi salato alla menta è molto popolare in Bangladesh.
Nelle religioni dharmiche, lo yogurt addolcito con il miele viene utilizzato durante l'esecuzione di rituali religiosi. Meno comune è il lassi servito con latte e accompagnato da un sottile strato di panna densa. Il lassi è una bevanda molto rinfrescante, e viene per lo più servita durante il pranzo. Mescolato con un po' di curcuma in polvere, costituisce un efficace rimedio per la gastroenterite. In Pakistan, il lassi salato viene spesso servito con quasi tutti i tipi di pasti, ed è quasi sempre preparato in casa, semplicemente mescolando sale con yogurt e acqua.
Ecco qui una versione dolce del lassi, tra le più popolari in occidente.
LASSI DI MANGO
Ingredienti per 2 persone:
1 mango maturo
200 g. di yogurt al naturale (io yogurt greco, più denso ma meno acido)
mezzo bicchiere di latte scremato (bene anche il latte di riso o altro vegetale)
un cucchiaio di miele d'acacia
2 capsule di cardamomo
Procedimento:
Mondate il mango, tagliatelo a dadini, mettete in un frullatore e azionate fino a ridurre la frutta in purea. Prendete le capsule del cardamomo, incidetele con un coltellino e ricavatene i semi scuri, quindi aggiungeteli nel frullatore insieme agli altri ingredienti (yogurt, miele e latte). Azionate il frullatore a scatti, fino a ottenere una bevanda liscia (se la preferite meno densa, unite un po' di acqua).
Versate nel bicchieri, volendo aggiungete dei cubetti di ghiaccio e qualche foglia di menta, per un effetto più rinfrescante.
Si conserva per un paio di giorni in un contenitore ermetico in frigo.
Dissetante, rinfrescante e salutare. Proprio quello che ci vuole contro la canicola! Una volta provato non potrete più farne a meno!
Bon appétit!!!
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sabato 27 giugno 2015
Sgombrare la mente. Involtini di sgombro in agrodolce
Ben ritrovati cari lettori!
Giornate intense, lunghe, che iniziano col canto mattutino degli uccellini al fresco degli alberi e finiscono col profumo pungente della notte accompagnato dal canto dei grilli e, perché no, da qualche civetta.
E sono comunque giornate in cui si mangia quel che capita, soprattutto insalate, ma d'altronde la stagione consente di dare libero sfogo al crudismo più sfrenato - qualunque ortaggio è buono, anzi, più buono, crudo, con rare eccezioni - e un pasto si arrangia in pochi minuti.
A ogni modo, arriva un momento in cui la cuciniera che è in me si risveglia dal torpore insaltofilo e il demone dei fornelli mi impone di cucinare qualcosa di più succulento. Tipo ieri, giustappunto, in cui sono andata a fare la spesa e puntuale mi è giunto il bombardamento di idee di piatti da sperimentare, provare e riprovare.
Quello che vi propongo oggi è un piatto abbastanza classico, mooolto "suddico" - ma quanto ci piace la cucina del sud, quanto? -, leggero come è giusto data la calura estiva, veloce per chi come me è costantemente in modalità Bianconiglio, ma soprattutto godurioso, con buona pace del demone della fame, mio fedele compagno.
INVOLTINI DI SGOMBRO IN AGRODOLCE
Ingredienti per 2 persone
4 filetti di sgombro freschissimo
pangrattato
una manciata di pinoli
uvetta sultanina
olio evo
120 g. di riso Nerone (o venere)
rucola fresca
semi di nigella
fior di sale
Procedimento
Anzitutto mettete sul fuoco una pentola con acqua per la cottua del riso venere, che verserete al bollore. I tempi di cottura sono piuttosto lunghi, una mezz'oretta in media, farete dunque in tempo a preparare il pesce mentre il riso cuoce in tutta tranquillità.
Lavate i filetti di sgombro puliti e diliscati. Nel frattempo in un padellino tostate il pangrattato e in un altro padellino i pinoli (attenzione a non farli tostare troppo, girateli spesso, per pochi minuti). Ammollate per una decina di minuti l'uvetta in acqua tiepida.
Mescolate il pangrattato con i pinoli, la nigella e l'uvetta, quindi farcite i filetti dalla parte della polpa (la pelle resterà come rivestimento esterno), e arrotolate a formare degli involtini.
Infilzate gli involtini negli spiedi, adagiateli su una teglia rivestita con carta da forno, irrorate con un giro di olio evo, un pizzico di fior di sale (il pesce azzurro è già abbastanza sapido, il sale è pressoché inutile) e infornate per una decina di minuti a 180°.
Pulite e lavate la rucola, quindi procedete a impiattare il tutto, disponendo gli involtini, un po' di rucola (che potrete guarnire con un po' di pangrattato, pinoli e uvetta, se vi avanzano), e il riso nero.
Un piatto così vi farà dimenticare gli affanni della giornata, un antidoto perfetto "contro il logorio della vita moderna". Gusto senza tempo, dolcezza e sapidità marina che si rincorrono nel vostro palato in un contrappunto gradevolissimo. Impossibile non amarlo!
Bon appétit!!!
Giornate intense, lunghe, che iniziano col canto mattutino degli uccellini al fresco degli alberi e finiscono col profumo pungente della notte accompagnato dal canto dei grilli e, perché no, da qualche civetta.
E sono comunque giornate in cui si mangia quel che capita, soprattutto insalate, ma d'altronde la stagione consente di dare libero sfogo al crudismo più sfrenato - qualunque ortaggio è buono, anzi, più buono, crudo, con rare eccezioni - e un pasto si arrangia in pochi minuti.
A ogni modo, arriva un momento in cui la cuciniera che è in me si risveglia dal torpore insaltofilo e il demone dei fornelli mi impone di cucinare qualcosa di più succulento. Tipo ieri, giustappunto, in cui sono andata a fare la spesa e puntuale mi è giunto il bombardamento di idee di piatti da sperimentare, provare e riprovare.
Quello che vi propongo oggi è un piatto abbastanza classico, mooolto "suddico" - ma quanto ci piace la cucina del sud, quanto? -, leggero come è giusto data la calura estiva, veloce per chi come me è costantemente in modalità Bianconiglio, ma soprattutto godurioso, con buona pace del demone della fame, mio fedele compagno.
INVOLTINI DI SGOMBRO IN AGRODOLCE
Ingredienti per 2 persone
4 filetti di sgombro freschissimo
pangrattato
una manciata di pinoli
uvetta sultanina
olio evo
120 g. di riso Nerone (o venere)
rucola fresca
semi di nigella
fior di sale
Procedimento
Anzitutto mettete sul fuoco una pentola con acqua per la cottua del riso venere, che verserete al bollore. I tempi di cottura sono piuttosto lunghi, una mezz'oretta in media, farete dunque in tempo a preparare il pesce mentre il riso cuoce in tutta tranquillità.
Lavate i filetti di sgombro puliti e diliscati. Nel frattempo in un padellino tostate il pangrattato e in un altro padellino i pinoli (attenzione a non farli tostare troppo, girateli spesso, per pochi minuti). Ammollate per una decina di minuti l'uvetta in acqua tiepida.
Mescolate il pangrattato con i pinoli, la nigella e l'uvetta, quindi farcite i filetti dalla parte della polpa (la pelle resterà come rivestimento esterno), e arrotolate a formare degli involtini.
Infilzate gli involtini negli spiedi, adagiateli su una teglia rivestita con carta da forno, irrorate con un giro di olio evo, un pizzico di fior di sale (il pesce azzurro è già abbastanza sapido, il sale è pressoché inutile) e infornate per una decina di minuti a 180°.
Pulite e lavate la rucola, quindi procedete a impiattare il tutto, disponendo gli involtini, un po' di rucola (che potrete guarnire con un po' di pangrattato, pinoli e uvetta, se vi avanzano), e il riso nero.
Pronti per il forno |
Pronti per essere gustati |
Bon appétit!!!
mercoledì 24 giugno 2015
Corso di Foodphotography con il maestro Lido Vannucchi!
Ciao a tutti!
Oggi niente ricetta - solo per oggi, tranquilli, che qui i fornelli son sempre accesi - ma un post super speciale per segnalarvi un workshop di foodphotography che terrò insieme al maestro Lido Vannucchi sabato 4 luglio.
Sono talmente emozionata che ancora stento a crederci, ma sarà un vero piacere condividere con tutti voi i segreti della fotografia che più amiamo!
Eccovi qui di seguito tutti i dettagli necessari per poter partecipare.
“LO SGUARDO NEL PIATTO”
A #COSEBUONE UN WORKSHOP CON LIDO VANNUCCHI E SARA FAVILLA
La food photography protagonista sabato 4 luglio a Palazzo Boccella
APERTE LE ISCRIZIONI
Dagli scatti più semplici con lo smartphone all'allestimento di un set nell’angolo più luminoso della cucina. Ecco la food photography, protagonista sabato 4 luglio a Palazzo Boccella a San Gennaro, dalle 15 alle 19, nel workshop “Lo sguardo nel piatto”.
Un corso pratico a tutti gli effetti che vedrà il fotografo professionista Lido Vannucchi, accompagnato dalla food blogger lucchese Sara Favilla, svelare i trucchi del mestiere, insegnare utili accorgimenti per esaltare al meglio i piatti e scegliere le ambientazioni più adatte per dare risalto ai cuochi e alle loro cucine.
Un vero e proprio seminario di fotografia dove protagonisti potranno essere al massimo 60 partecipanti che, armati di smartphone e macchina fotografica, si metteranno alla prova guidati dalla professionalità di Vannucchi e dall'esperienza sul campo di Favilla. “Lo sguardo nel piatto”, infatti, racconta il mondo della food photography a 360 gradi, partendo dall'utilizzo dello smartphone per arrivare alla fotografia con macchina Reflex, dimostrando attraverso prove pratiche come sia possibile ricreare un set con gli oggetti presenti in casa. Il workshop affronterà inoltre il tema della fotografia professionale, dell’interpretazione del soggetto e della tecnica più avanzata e non mancheranno i trucchi di postproduzione per rimediare a qualche errore o per rendere la foto del proprio piatto ancora più accattivante e golosa.
Il seminario di fotografia sarà un ulteriore tassello del mosaico “#CoseBuone”, evento inedito organizzato da Clip Comunicare, in collaborazione con la Fondazione Palazzo Boccella, per il 4 e 5 luglio con l'obiettivo di riunire le eccellenze del territorio: degustazioni di vino e birre artigianali, aperitivi finger food con i prodotti tipici, musica, incontri, workshop. Tutti insieme per raccontare le cose buone e genuine della nostra terra.
Il workshop, a pagamento, è rivolto a un massimo di 60 partecipanti ed è dedicato ad appassionati di fotografia, curiosi e fotografi professionisti. Per iscriversi è necessario scaricare il modulo dal sito www.clipcomunicare.it o telefonare al numero 333.9379184. Le iscrizioni scadono venerdì 3 luglio.
Che aspettate? Partecipate numerosi!!!!
Oggi niente ricetta - solo per oggi, tranquilli, che qui i fornelli son sempre accesi - ma un post super speciale per segnalarvi un workshop di foodphotography che terrò insieme al maestro Lido Vannucchi sabato 4 luglio.
Sono talmente emozionata che ancora stento a crederci, ma sarà un vero piacere condividere con tutti voi i segreti della fotografia che più amiamo!
Eccovi qui di seguito tutti i dettagli necessari per poter partecipare.
“LO SGUARDO NEL PIATTO”
A #COSEBUONE UN WORKSHOP CON LIDO VANNUCCHI E SARA FAVILLA
La food photography protagonista sabato 4 luglio a Palazzo Boccella
APERTE LE ISCRIZIONI
Dagli scatti più semplici con lo smartphone all'allestimento di un set nell’angolo più luminoso della cucina. Ecco la food photography, protagonista sabato 4 luglio a Palazzo Boccella a San Gennaro, dalle 15 alle 19, nel workshop “Lo sguardo nel piatto”.
Un corso pratico a tutti gli effetti che vedrà il fotografo professionista Lido Vannucchi, accompagnato dalla food blogger lucchese Sara Favilla, svelare i trucchi del mestiere, insegnare utili accorgimenti per esaltare al meglio i piatti e scegliere le ambientazioni più adatte per dare risalto ai cuochi e alle loro cucine.
Un vero e proprio seminario di fotografia dove protagonisti potranno essere al massimo 60 partecipanti che, armati di smartphone e macchina fotografica, si metteranno alla prova guidati dalla professionalità di Vannucchi e dall'esperienza sul campo di Favilla. “Lo sguardo nel piatto”, infatti, racconta il mondo della food photography a 360 gradi, partendo dall'utilizzo dello smartphone per arrivare alla fotografia con macchina Reflex, dimostrando attraverso prove pratiche come sia possibile ricreare un set con gli oggetti presenti in casa. Il workshop affronterà inoltre il tema della fotografia professionale, dell’interpretazione del soggetto e della tecnica più avanzata e non mancheranno i trucchi di postproduzione per rimediare a qualche errore o per rendere la foto del proprio piatto ancora più accattivante e golosa.
Il seminario di fotografia sarà un ulteriore tassello del mosaico “#CoseBuone”, evento inedito organizzato da Clip Comunicare, in collaborazione con la Fondazione Palazzo Boccella, per il 4 e 5 luglio con l'obiettivo di riunire le eccellenze del territorio: degustazioni di vino e birre artigianali, aperitivi finger food con i prodotti tipici, musica, incontri, workshop. Tutti insieme per raccontare le cose buone e genuine della nostra terra.
Il workshop, a pagamento, è rivolto a un massimo di 60 partecipanti ed è dedicato ad appassionati di fotografia, curiosi e fotografi professionisti. Per iscriversi è necessario scaricare il modulo dal sito www.clipcomunicare.it o telefonare al numero 333.9379184. Le iscrizioni scadono venerdì 3 luglio.
Che aspettate? Partecipate numerosi!!!!
sabato 6 giugno 2015
La maestosità della natura. Tartellette ricotta e fragoline di bosco
Ciao a tutti!
Qualche giorno fa ho avuto il piacere e la fortuna di incontrare Andrea Elmi, produttore dell'azienda agricola Maestà della Formica, una nuova realtà del mio territorio che si sta imponendo per prodotti di qualità eccelsa. Assaggiare una delle loro creazioni (la composta di mirtilli, di mele e abete, di mela e viola, ma anche lo sciroppo di abete e il superbo "neccio e ricotta"), è veramente come tuffarsi in un campo di frutti a 1000 metri di quota.
Se avete in programma una gita o una vacanza in Toscana, non potete non fare una visita al Parco delle Apuane e andare a conoscere la Maestà, immersa nella natura della splendida Careggine!
A ogni modo, dopo questa doverosa digressione, Andrea mi ha regalato una vaschetta di fragoline di bosco di casa sua, appena colte (Andrea è incredibile, ovunque vada pare portarsi appresso un pezzo della sua terra, come se non riuscisse a starne lontano, a dimostrazione di quanto amore metta nella sua attività), ed è stato veramente gentile a regalarle a me.
Immaginate la mia gioia!!!
Mentre le portavo a casa, in auto, l'abitacolo era pervaso dal profumo delle fragoline, sembrava di essere nel bosco, meraviglioso!
Ovviamente ho subito provveduto a impiegarle al meglio, e dopo averne mangiate una manciata (e le avrei finite, tanto erano buone), ho deciso di accompagnarle a delle tartellette di frolla e crema di ricotta.
E la ricetta è tutta per voi (ma le fragoline della Maestà, eh, dovete venire a prendervele!).
CROSTATINE DI RICOTTA E FRAGOLINE DI BOSCO
Ingredienti per circa 8 tartellette di 7 cm di diametro
Per la pasta frolla:
250 g. di farina 00
125 g. di zucchero semolato
120 g. di burro ammorbidito
un pizzico di sale
1 uovo + 1 tuorlo
zeste di un limone
Per la crema di ricotta:
250 g. di ricotta vaccina fresca
2 uova
150 g. di zucchero
zeste di un limone
fragole e zucchero a velo per decorare
Procedimento
Impastate tutti gli ingredienti per la pasta frolla e poi fate riposare in frigo per una mezz'oretta, avvolta in un panno di cotone. Nel frattempo preparate la crema di ricotta: separate i tuorli dagli albumi, montate questi ultimi a neve con un pizzico di sale, mentre mescolate i tuorli con lo zucchero fino a ottenere una crema spumosa. Aggiungete la ricotta, la scorza di limone e da ultimo gli albumi.
Stendete la pasta dello spessore di mezzo centimetro, con un coppapasta ricavate le basi di 7 cm, adagiatele nelle formelle, versate la crema di ricotta e fate cuocere in forno a 180° per 20 minuti circa. Sfornate, fate freddare e decorate con le fragoline lavate e asciugate con cura. Cospargete con zucchero a velo (che sarà assorbito dalle fragole conferendo un bel colore brillante), e servite.
Maestose fragoline di bosco, questi dolcetti sono uno scrigno irresistibile di bontà!
Bon appétit!!!
Qualche giorno fa ho avuto il piacere e la fortuna di incontrare Andrea Elmi, produttore dell'azienda agricola Maestà della Formica, una nuova realtà del mio territorio che si sta imponendo per prodotti di qualità eccelsa. Assaggiare una delle loro creazioni (la composta di mirtilli, di mele e abete, di mela e viola, ma anche lo sciroppo di abete e il superbo "neccio e ricotta"), è veramente come tuffarsi in un campo di frutti a 1000 metri di quota.
Se avete in programma una gita o una vacanza in Toscana, non potete non fare una visita al Parco delle Apuane e andare a conoscere la Maestà, immersa nella natura della splendida Careggine!
A ogni modo, dopo questa doverosa digressione, Andrea mi ha regalato una vaschetta di fragoline di bosco di casa sua, appena colte (Andrea è incredibile, ovunque vada pare portarsi appresso un pezzo della sua terra, come se non riuscisse a starne lontano, a dimostrazione di quanto amore metta nella sua attività), ed è stato veramente gentile a regalarle a me.
Immaginate la mia gioia!!!
Mentre le portavo a casa, in auto, l'abitacolo era pervaso dal profumo delle fragoline, sembrava di essere nel bosco, meraviglioso!
Ovviamente ho subito provveduto a impiegarle al meglio, e dopo averne mangiate una manciata (e le avrei finite, tanto erano buone), ho deciso di accompagnarle a delle tartellette di frolla e crema di ricotta.
E la ricetta è tutta per voi (ma le fragoline della Maestà, eh, dovete venire a prendervele!).
CROSTATINE DI RICOTTA E FRAGOLINE DI BOSCO
Ingredienti per circa 8 tartellette di 7 cm di diametro
Per la pasta frolla:
250 g. di farina 00
125 g. di zucchero semolato
120 g. di burro ammorbidito
un pizzico di sale
1 uovo + 1 tuorlo
zeste di un limone
Per la crema di ricotta:
250 g. di ricotta vaccina fresca
2 uova
150 g. di zucchero
zeste di un limone
fragole e zucchero a velo per decorare
Procedimento
Impastate tutti gli ingredienti per la pasta frolla e poi fate riposare in frigo per una mezz'oretta, avvolta in un panno di cotone. Nel frattempo preparate la crema di ricotta: separate i tuorli dagli albumi, montate questi ultimi a neve con un pizzico di sale, mentre mescolate i tuorli con lo zucchero fino a ottenere una crema spumosa. Aggiungete la ricotta, la scorza di limone e da ultimo gli albumi.
Stendete la pasta dello spessore di mezzo centimetro, con un coppapasta ricavate le basi di 7 cm, adagiatele nelle formelle, versate la crema di ricotta e fate cuocere in forno a 180° per 20 minuti circa. Sfornate, fate freddare e decorate con le fragoline lavate e asciugate con cura. Cospargete con zucchero a velo (che sarà assorbito dalle fragole conferendo un bel colore brillante), e servite.
Maestose fragoline di bosco, questi dolcetti sono uno scrigno irresistibile di bontà!
Bon appétit!!!
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Sfiziosità
venerdì 29 maggio 2015
Un must di stagione. Composta di susine al profumo di anice stellato e Porto
Ben ritrovati cari lettori!
Diciamo la verità, andare al mercato a comprare frutta e verdura di stagione, fa più che mai soddisfazione, ora che i banchi si ripopolano di zucchine, peperoni, pomodori, melanzane, carote... che dire poi della frutta? Fragole, ciliegie, pesche, albicocche, anguria... a tavola dovrebbe essere estate tutto l'anno (e, sì, non solo a tavola, è vero).
Pochi giorni fa ho trovato delle belle susine, molto dolci, ma sapendo che non sarei riuscita a mangiarle tutte, ne ho messe da parte un po' per preparare una composta, che adoro su una bella fetta di pane fresco, ma soprattutto insieme a un'assiette di formaggi a fine pasto o per un aperitivo.
COMPOSTA DI SUSINE AL PROFUMO DI ANICE STELLATO E PORTO
Ingredienti
1 kg di susine nere
200 g. di zucchero semolato
300 g. di zucchero di canna
1 bicchierino di Porto rosso
3 stelle di anice stellato
Procedimento
Mondate le susine, eliminate il nocciolo e tagliatele a dadini. Ponetele in una ciotola a macerare nel Porto per un'oretta, dopodiché mettetele in una casseruola con lo zucchero e l'anice stellato. Fate cuocere almeno mezz'ora, a fuoco lento, girando spesso con un mestolo di legno, fino a ottenere la consistenza che desiderate.
Niente di più facile!
Vi suggerisco di provarla anche con un buon filetto di maiale, ma potete sbizzarrirvi con pecorini di media stagionatura e formaggi a pasta filata come la toma piemontese. Il vostro palato ringrazierà.
Bon appétit!!!
Diciamo la verità, andare al mercato a comprare frutta e verdura di stagione, fa più che mai soddisfazione, ora che i banchi si ripopolano di zucchine, peperoni, pomodori, melanzane, carote... che dire poi della frutta? Fragole, ciliegie, pesche, albicocche, anguria... a tavola dovrebbe essere estate tutto l'anno (e, sì, non solo a tavola, è vero).
Pochi giorni fa ho trovato delle belle susine, molto dolci, ma sapendo che non sarei riuscita a mangiarle tutte, ne ho messe da parte un po' per preparare una composta, che adoro su una bella fetta di pane fresco, ma soprattutto insieme a un'assiette di formaggi a fine pasto o per un aperitivo.
Ingredienti
1 kg di susine nere
200 g. di zucchero semolato
300 g. di zucchero di canna
1 bicchierino di Porto rosso
3 stelle di anice stellato
Procedimento
Mondate le susine, eliminate il nocciolo e tagliatele a dadini. Ponetele in una ciotola a macerare nel Porto per un'oretta, dopodiché mettetele in una casseruola con lo zucchero e l'anice stellato. Fate cuocere almeno mezz'ora, a fuoco lento, girando spesso con un mestolo di legno, fino a ottenere la consistenza che desiderate.
Niente di più facile!
Vi suggerisco di provarla anche con un buon filetto di maiale, ma potete sbizzarrirvi con pecorini di media stagionatura e formaggi a pasta filata come la toma piemontese. Il vostro palato ringrazierà.
Bon appétit!!!
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venerdì 8 maggio 2015
Punto d'incontro. Carnalmente, ovvero dell'irresistibile riscoperta delle origini
![]() |
Lido Vannucchi Ph. |
Metti una sera a cena nel
cuore di una tranquilla cittadina di provincia. Un angolo di paradiso ricavato
da una vecchia officina, proprio dietro una delle piazze più famose del mondo,
che grazie all'ardire e alla passione di alcuni giovani, è stato riscoperto e
rivalutato - Punto Officina del Gusto. Da antica casa di piacere (e l’immagine sacra sopra l’ingresso ne è
la spia) a officina di manutenzione, e ora locale in perfetto stile minimal
chic e industrial insieme, con una ricerca maniacale e raffinatissima per i
dettagli second hand e il meraviglioso patio interno colorato da azalee in
fiore e un’antica fontana nascosta tra gli arbusti. Una vera e propria
metamorfosi, si potrebbe dire, che porta con sé le vestigia del passato: il
piacere e la tecnica.
Questo binomio è suggellato
da una cucina unica nel suo genere, sapientemente guidata da uno degli chef più
giovani e innovativi del momento, Damiano Donati, tatuatissimo e sempre
sorridente, che ci ha aperto le sue porte in occasione di questa serata
particolare, all'insegna di un menu rigorosamenteanti-vegetariano.
Le mani d'oro di Damiano Donati |
Maestria. Punto. |
Lo staff e la cucina |
Protagonista dell’evento, accanto allo chef e al suo team, la celebrazione
della carne, presentata attraverso un percorso quasi teatrale da un personaggio
davvero insolito: il “Beccaio” Michelangelo Masoni, vero e proprio artista (e
non lo chiamate macellaio, si offende).
![]() |
Lido Vannucchi ph. |
Lo chef Damiano Donati con il Beccaio Michelangelo Masoni |
Il maestoso pezzo di
carne appeso che campeggia nella sala dà il benvenuto ai commensali ignari di
cosa li aspetti, finché comincia la cena-show guidata dal Beccaio che ci
conduce in un percorso rabelaisiano di ritorno alle viscere, alle origini. Dopo
un rituale iniziatico, dalla cucina escono i primi piatti – battuto di carne
cruda e carpaccio – da mangiare rigorosamente con le mani - e un meraviglioso
consommé con polpettina di carne servito nel patio in un cocktail glass.
Raffinatissimo e squisito.
Preparazione del battuto di carne |
Battuto di carne in preparazione |
Consommé con polpetta nel cocktail glass |
Consommé con polpetta nel cocktail glass |
A suggello della prima parte della serata, i
commensali vengono invitati a entrare nel ventre del locale, la cucina, in un
percorso a tappe tra i fornelli alla conquista della bourguignonne. In una ciotola
i bocconcini di carne, più avanti una padella con olio bollente in cui tuffare
per pochi secondi il bastoncino, e poco più in là un tris di salse speciali. Un
trionfo di sapori sorprendenti e inusitati che deliziano tutti.
Bourguignonne |
Le salse per la bourguignonne |
La seconda parte dello
show viene di nuovo introdotta dal Masoni che rievoca l’antico mestiere della
macellazione della carne, attraverso un tappeto di erba e fiori, metafora
arcadica che polemizza sottilmente sugli odierni processi industriali di
trattamento delle carni.
Il colpo di grazia finale e il trionfo carnivoro si
dispiega nei piatti con una meravigliosa costata di manzo morbidissima, cotta
lentamente con affumicatura e servita con verdure di stagione – barbabietole e
cipollotti.
Il taglio della carne |
I cipollotti |
Le barbabietole |
Che serata unica al
Punto! Perfetta in tutto, l’ambientazione, l’affabilità del personale di sala e
di cucina, la presentazione di materie prime di qualità eccelsa – in primis la
carne del Masoni -, la maestria dello chef Donati, e l’atmosfera teatralmente
ancestrale e quasi mistica in cui siamo stati calati. Carnalmente. Punto.
sabato 18 aprile 2015
Quando il viaggio è nella pancia. Dahl di lenticchie rosse
Buon weekend cari lettori!
Molti di voi conoscono la mia passione smisurata per le spezie, perché, oltre a essere dei veri campioni di sostanze benefiche per l'organismo, conferiscono ai cibi degli aromi più ricchi senza appesantire. Vero è che bisogna saperle dosare ad arte onde evitare che coprano i sapori o che addirittura rendano più difficoltosa la digestione, sortendo quindi l'effetto contrario.
Oggi vi propongo questa ricettina direttamente dall'India e che quindi pullula di ingredienti, ma che in realtà è molto semplice da realizzare. Basta munirsi di tutto il necessario (e i minimarket etnici sono una vera manna) e avere una quarantina di minuti a disposizione per cucinare.
Per la mia versione del dahl, una sorta di zuppetta di cui esistono decine di varianti, mi sono ispirata al blog La Cucina della Capra, ma ognuno può personalizzarla a seconda del proprio gusto.
DAHL DI LENTICCHIE ROSSE
Ingredienti:
1 carota
1 cipolla
1 costa di sedano
1 pomodoro tondo rosso
1 spicchio d'aglio
Una tazza e mezzo di lenticchie rosse decorticate
Brodo vegetale
Il succo di mezzo limone
Olio evo
Mezzo cucchiaino di coriandolo
Mezzo cucchiaino di zenzero
Mezzo cucchiaino di cannella
1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di semi di cumino
2 capsule di cardamomo verde
Mezzo cucchiaino di peperoncino in polvere
Prezzemolo fresco a piacere
Procedimento:
Mondate la carota, la cipolla ed eliminate i filamenti del sedano, quindi frullateli in un mixer. Fate soffriggere per qualche minuto in una casseruola dai bordi alti con un giro di olio evo, quindi aggiungete il pomodoro precedentemente sbollentato, sbucciato e tagliato a dadini. Quindi aggiungete tutte le spezie e i semi del cardamomo, a fuoco dolce. Quando sentirete la casa inondarsi di un intenso profumo, ecco, è il momento di unire le lenticchie rosse - dopo averle sciacquate, mi raccomando. Fate insaporire per pochi minuti, quindi versate il brodo caldo fino a coprire le lenticchie, mescolate bene e lasciate sobbollire con il coperchio, per almeno 25 minuti, o finché le lenticchie non saranno quasi sfatte. Se dovesse asciugare troppo unite altro brodo. Aggiustate di sale e di consistenza. A cottura ultimata unite il succo di limone che farà da contrappunto ideale alla dolcezza del piatto. Decorate con prezzemolo fresco tritato, a piacere, e accompagnate con del riso basmati bollito,
Straordinario! Potete prepararne un po' di più e consumarlo anche il giorno dopo, come per tutte le zuppe sarà ancora più buono!
Bon appétit!!!
Molti di voi conoscono la mia passione smisurata per le spezie, perché, oltre a essere dei veri campioni di sostanze benefiche per l'organismo, conferiscono ai cibi degli aromi più ricchi senza appesantire. Vero è che bisogna saperle dosare ad arte onde evitare che coprano i sapori o che addirittura rendano più difficoltosa la digestione, sortendo quindi l'effetto contrario.
Oggi vi propongo questa ricettina direttamente dall'India e che quindi pullula di ingredienti, ma che in realtà è molto semplice da realizzare. Basta munirsi di tutto il necessario (e i minimarket etnici sono una vera manna) e avere una quarantina di minuti a disposizione per cucinare.
Per la mia versione del dahl, una sorta di zuppetta di cui esistono decine di varianti, mi sono ispirata al blog La Cucina della Capra, ma ognuno può personalizzarla a seconda del proprio gusto.
DAHL DI LENTICCHIE ROSSE
Ingredienti:
1 carota
1 cipolla
1 costa di sedano
1 pomodoro tondo rosso
1 spicchio d'aglio
Una tazza e mezzo di lenticchie rosse decorticate
Brodo vegetale
Il succo di mezzo limone
Olio evo
Mezzo cucchiaino di coriandolo
Mezzo cucchiaino di zenzero
Mezzo cucchiaino di cannella
1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di semi di cumino
2 capsule di cardamomo verde
Mezzo cucchiaino di peperoncino in polvere
Prezzemolo fresco a piacere
Procedimento:
Mondate la carota, la cipolla ed eliminate i filamenti del sedano, quindi frullateli in un mixer. Fate soffriggere per qualche minuto in una casseruola dai bordi alti con un giro di olio evo, quindi aggiungete il pomodoro precedentemente sbollentato, sbucciato e tagliato a dadini. Quindi aggiungete tutte le spezie e i semi del cardamomo, a fuoco dolce. Quando sentirete la casa inondarsi di un intenso profumo, ecco, è il momento di unire le lenticchie rosse - dopo averle sciacquate, mi raccomando. Fate insaporire per pochi minuti, quindi versate il brodo caldo fino a coprire le lenticchie, mescolate bene e lasciate sobbollire con il coperchio, per almeno 25 minuti, o finché le lenticchie non saranno quasi sfatte. Se dovesse asciugare troppo unite altro brodo. Aggiustate di sale e di consistenza. A cottura ultimata unite il succo di limone che farà da contrappunto ideale alla dolcezza del piatto. Decorate con prezzemolo fresco tritato, a piacere, e accompagnate con del riso basmati bollito,
Straordinario! Potete prepararne un po' di più e consumarlo anche il giorno dopo, come per tutte le zuppe sarà ancora più buono!
Bon appétit!!!
martedì 14 aprile 2015
Madeleines salate al sesamo e curry. La versione salata di Proust
Ben ritrovati cari lettori!
Sono certa che tutti voi conoscete le madeleines, i dolcetti francesi sulle cui origini si narrano vari episodi, ma che devono la loro celebrità definitiva a Proust, che nella sua Recherche racconta di aver mangiato una madeleine e di essere ripiombato nei ricordi della sua infanzia, da cui è scaturita l'opera "Dalla parte di Swann".
"Poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta ? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura."
Ecco, senza voler osare un paragone con cotanto maestro, posso modestamente dire che a ogni morso, le madeleines mi riportano alle mie vacanze di bambina in Corsica e in Francia, in cui i miei genitori non facevano mai mancare i pains au chocolat e le madeleines a colazione. Incredibile come certi ricordi dell'infanzia siano indissolubilmente legati a sapori e odori!
L'altro giorno in libreria ho scovato un libriccino delizioso interamente dedicato alle madeleines, e al solito non ho potuto resistere.
La ricetta di oggi è una variante salata ispirata al suddetto ricettario. Con buona pace di Proust e delle leggende!
MADELEINES AL SESAMO E CURRY
Ingredienti per circa 20 madeleines:
3 uova
30 g. di parmigiano reggiano grattugiato
120 g. di farina 00
30 g. di farina di mandorle
2 cucchiai di salsa di soia
2 cucchiai di semi di sesamo integrale
1 cucchiaino di curry
1 cucchiaino raso di lievito per torte salate
6 cucchiai di olio di semi di girasole
Sale e pepe nero macinato fresco
Procedimento:
Setacciate la farina col lievito, quindi mescolate con la farina di mandorle. In una ciotola sbattete le uova col parmigiano, aggiungete poi le farine, il cucchiaino di curry, la salsa di soia, l'olio, i semi di sesamo, poco sale e il pepe. Mescolate con una frusta fino a ottenere un composto omogeneo.
Lasciate riposare in frigo per almeno un'ora.
Scaldate il forno a 270°, riempite gli appositi stampini di silicone e infornate le madeleines per 4 minuti. Abbassate quindi la temperatura a 210° e continuate la cottura per 4/6 minuti. Nel frattempo inizieranno a gonfiarsi e quando saranno dorate saranno pronte. Togliete dal forno, fate raffreddare qualche minuto, sformate e servite tiepide.
Sono ottime come appetizer, o in accompagnamento a un'insalatina primaverile.
Una tira l'altra, fidatevi. Inutile dirvi che si conservano per qualche giorno in un contenitore ermetico di vetro, non dureranno più di un'ora sulla vostra tavola!
Bon appétit!!!
Sono certa che tutti voi conoscete le madeleines, i dolcetti francesi sulle cui origini si narrano vari episodi, ma che devono la loro celebrità definitiva a Proust, che nella sua Recherche racconta di aver mangiato una madeleine e di essere ripiombato nei ricordi della sua infanzia, da cui è scaturita l'opera "Dalla parte di Swann".
"Poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta ? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura."
Ecco, senza voler osare un paragone con cotanto maestro, posso modestamente dire che a ogni morso, le madeleines mi riportano alle mie vacanze di bambina in Corsica e in Francia, in cui i miei genitori non facevano mai mancare i pains au chocolat e le madeleines a colazione. Incredibile come certi ricordi dell'infanzia siano indissolubilmente legati a sapori e odori!
L'altro giorno in libreria ho scovato un libriccino delizioso interamente dedicato alle madeleines, e al solito non ho potuto resistere.
La ricetta di oggi è una variante salata ispirata al suddetto ricettario. Con buona pace di Proust e delle leggende!
MADELEINES AL SESAMO E CURRY
Ingredienti per circa 20 madeleines:
3 uova
30 g. di parmigiano reggiano grattugiato
120 g. di farina 00
30 g. di farina di mandorle
2 cucchiai di salsa di soia
2 cucchiai di semi di sesamo integrale
1 cucchiaino di curry
1 cucchiaino raso di lievito per torte salate
6 cucchiai di olio di semi di girasole
Sale e pepe nero macinato fresco
Procedimento:
Setacciate la farina col lievito, quindi mescolate con la farina di mandorle. In una ciotola sbattete le uova col parmigiano, aggiungete poi le farine, il cucchiaino di curry, la salsa di soia, l'olio, i semi di sesamo, poco sale e il pepe. Mescolate con una frusta fino a ottenere un composto omogeneo.
Lasciate riposare in frigo per almeno un'ora.
Scaldate il forno a 270°, riempite gli appositi stampini di silicone e infornate le madeleines per 4 minuti. Abbassate quindi la temperatura a 210° e continuate la cottura per 4/6 minuti. Nel frattempo inizieranno a gonfiarsi e quando saranno dorate saranno pronte. Togliete dal forno, fate raffreddare qualche minuto, sformate e servite tiepide.
Sono ottime come appetizer, o in accompagnamento a un'insalatina primaverile.
Una tira l'altra, fidatevi. Inutile dirvi che si conservano per qualche giorno in un contenitore ermetico di vetro, non dureranno più di un'ora sulla vostra tavola!
Bon appétit!!!
mercoledì 8 aprile 2015
Risotto con carciofi e salmone affumicato profumato all'arancia. Titolo lungo quanto il piacere
Ben ritrovati cari lettori!
E anche il tormentone della Pasqua ce lo siamo tolto, la stagione delle grigliate e dei pranzi in giardino è ufficialmente iniziata, e quindi dobbiamo (continuare a) festeggiare!
Per quanto mi riguarda, qualche giorno fa curiosavo tra i vari menu pasquali che circolavano nel web. E data la mia naturale propensione per i carboidrati, a cui non riesco mai a rinunciare, ho colto l'ispirazione per sperimentare il piatto di cui vado subito a parlarvi.
Beh, le feste sono finite, ma la voglia di mangiare bene non deve mai finire, sia chiaro.
Sotto coi fornelli, andiamo!
RISOTTO CON CARCIOFI E SALMONE AFFUMICATO PROFUMATO ALL'ARANCIA
Ingredienti per 2 persone:
160 g. di riso carnaroli
2 carciofi morelli
1 limone
50 g, di salmone affumicato norvegese
La scorza di un'arancia
1 scalogno
Mezzo cucchiaino di semi di nigella
Mezzo cucchiaino di aneto
Mezzo bicchiere di vino bianco secco
Brodo vegetale q.b.
Sale q.b.
Olio evo
Preparazione:
Mondate i carciofi e tagliateli a fettine sottili, quindi immergeteli in una ciotola con acqua acidulata per evitare che anneriscano.
In una casseruola dai bordi alti fate soffriggere lo scalogno con poco olio a fuoco dolce, quindi unitevi i carciofi e fate rosolare per qualche minuto, quindi aggiustate di sale ed eventualmente aggiungete qualche goccia d'acqua. Dopo una decina di minuti versate il riso, fatelo tostare e sfumate con il vino bianco. Quando l'alcol sarà evaporato, continuate la normale cottura aggiungendo poco per volta il brodo ben caldo. A fine cottura, dopo circa un quarto d'ora, mantecate con il salmone affumicato tagliato a dadini, l'aneto e grattugiate la scorza d'arancia. Dopo un paio di minuti, facendo attenzione che il risotto non risulti troppo asciutto, impiattate aggiungendo una fetta d'arancia pelata al vivo e cospargendo di semi di nigella.
La semplicità di questo piatto è direttamente proporzionale alla sua bontà! Davvero strepitoso!
Bon appétit!!!
E anche il tormentone della Pasqua ce lo siamo tolto, la stagione delle grigliate e dei pranzi in giardino è ufficialmente iniziata, e quindi dobbiamo (continuare a) festeggiare!
Per quanto mi riguarda, qualche giorno fa curiosavo tra i vari menu pasquali che circolavano nel web. E data la mia naturale propensione per i carboidrati, a cui non riesco mai a rinunciare, ho colto l'ispirazione per sperimentare il piatto di cui vado subito a parlarvi.
Beh, le feste sono finite, ma la voglia di mangiare bene non deve mai finire, sia chiaro.
Sotto coi fornelli, andiamo!
RISOTTO CON CARCIOFI E SALMONE AFFUMICATO PROFUMATO ALL'ARANCIA
Ingredienti per 2 persone:
160 g. di riso carnaroli
2 carciofi morelli
1 limone
50 g, di salmone affumicato norvegese
La scorza di un'arancia
1 scalogno
Mezzo cucchiaino di semi di nigella
Mezzo cucchiaino di aneto
Mezzo bicchiere di vino bianco secco
Brodo vegetale q.b.
Sale q.b.
Olio evo
Preparazione:
Mondate i carciofi e tagliateli a fettine sottili, quindi immergeteli in una ciotola con acqua acidulata per evitare che anneriscano.
In una casseruola dai bordi alti fate soffriggere lo scalogno con poco olio a fuoco dolce, quindi unitevi i carciofi e fate rosolare per qualche minuto, quindi aggiustate di sale ed eventualmente aggiungete qualche goccia d'acqua. Dopo una decina di minuti versate il riso, fatelo tostare e sfumate con il vino bianco. Quando l'alcol sarà evaporato, continuate la normale cottura aggiungendo poco per volta il brodo ben caldo. A fine cottura, dopo circa un quarto d'ora, mantecate con il salmone affumicato tagliato a dadini, l'aneto e grattugiate la scorza d'arancia. Dopo un paio di minuti, facendo attenzione che il risotto non risulti troppo asciutto, impiattate aggiungendo una fetta d'arancia pelata al vivo e cospargendo di semi di nigella.
La semplicità di questo piatto è direttamente proporzionale alla sua bontà! Davvero strepitoso!
Bon appétit!!!
Etichette:
Arancia,
Primi,
Primi di pesce,
Salmone affumicato
venerdì 3 aprile 2015
Vellutata di zucca per salutare l'inverno
Ben ritrovati a voi!
Ma soprattutto ben ritrovata a me, che ho passato questo ultimo mese in una sorta di delirio lavorativo, tanto che non mi sono proprio accorta di non aver scritto nemmeno una ricetta una.
Beh, nel frattempo è arrivata la primavera, l'ora legale, le belle giornate lunghe, e ora arriva anche la Pasqua con tutti quei bei pranzi en plein air e quelle meravigliose ricette ricche di uova e cioccolata...
Andando come sempre controcorrente, oggi vi propongo una ricetta sulla scia dell'ultima propaggine invernale che ancora ci accompagna sulla tavola. E d'ora in poi avanti con la primavera!
VELLUTATA DI ZUCCA, PORRI E SPECK
Ingredienti per 2 persone:
500 g. di zucca gialla
1 porro
1 patata media
brodo vegetale (preparato con 1l. di acqua, 1 carota, 1 costa di sedano e una cipolla)
un rametto di mirto fresco
1 cucchiaino di curcuma
sale e pepe nero q.b.
olio evo
80 g. di speck tagliato a dadini
yogurt greco
Procedimento:
Mondate la zucca e la patata e tagliatele a dadini. Togliete la parte esterna più spessa del porro e tagliatelo a rondelle, dopodiché fatelo rosolare in un casseruola con un giro d'olio e il rametto di mirto. Aggiungete quindi la patata e la zucca. Fate cuocere e insaporire per qualche minuto, quindi irrorate con il brodo caldo, aggiungete il cucchiaino di curcuma, aggiustate di sale e fate cuocere per una ventina di minuti girando ogni tanto.
Ne frattempo soffriggete in una piccola padella antiaderente i dadini di speck, fino a farli diventare croccanti ma non secchi.
Togliete il rametto di mirto e frullate le verdure con un mixer a immersione, finché non avrete ottenuto un composto liscio e denso. Fate di nuovo bollire per qualche minuto, quindi procedete a impiattare, versando la vellutata in una bella scodella. Aggiungete quindi un cucchiaio di yogurt greco, una generosa manciata di dadini di speck e macinate del pepe fresco, a piacere
I colori sono primaverili, tutto sommato, ma il gusto... ah, quello è decisamente evergreen!
Bon appétit!!!
Ma soprattutto ben ritrovata a me, che ho passato questo ultimo mese in una sorta di delirio lavorativo, tanto che non mi sono proprio accorta di non aver scritto nemmeno una ricetta una.
Beh, nel frattempo è arrivata la primavera, l'ora legale, le belle giornate lunghe, e ora arriva anche la Pasqua con tutti quei bei pranzi en plein air e quelle meravigliose ricette ricche di uova e cioccolata...
Andando come sempre controcorrente, oggi vi propongo una ricetta sulla scia dell'ultima propaggine invernale che ancora ci accompagna sulla tavola. E d'ora in poi avanti con la primavera!
VELLUTATA DI ZUCCA, PORRI E SPECK
Ingredienti per 2 persone:
500 g. di zucca gialla
1 porro
1 patata media
brodo vegetale (preparato con 1l. di acqua, 1 carota, 1 costa di sedano e una cipolla)
un rametto di mirto fresco
1 cucchiaino di curcuma
sale e pepe nero q.b.
olio evo
80 g. di speck tagliato a dadini
yogurt greco
Procedimento:
Mondate la zucca e la patata e tagliatele a dadini. Togliete la parte esterna più spessa del porro e tagliatelo a rondelle, dopodiché fatelo rosolare in un casseruola con un giro d'olio e il rametto di mirto. Aggiungete quindi la patata e la zucca. Fate cuocere e insaporire per qualche minuto, quindi irrorate con il brodo caldo, aggiungete il cucchiaino di curcuma, aggiustate di sale e fate cuocere per una ventina di minuti girando ogni tanto.
Ne frattempo soffriggete in una piccola padella antiaderente i dadini di speck, fino a farli diventare croccanti ma non secchi.
Togliete il rametto di mirto e frullate le verdure con un mixer a immersione, finché non avrete ottenuto un composto liscio e denso. Fate di nuovo bollire per qualche minuto, quindi procedete a impiattare, versando la vellutata in una bella scodella. Aggiungete quindi un cucchiaio di yogurt greco, una generosa manciata di dadini di speck e macinate del pepe fresco, a piacere
I colori sono primaverili, tutto sommato, ma il gusto... ah, quello è decisamente evergreen!
Bon appétit!!!
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