domenica 30 gennaio 2011

Una sorpresa inaspettata

Ieri pomeriggio ho avuto una sorpresa completamente inattesa che mi ha riempito di gioia: grazie a Gegé84 con il suo blog ...Canto...Cucino...Mangio, una delle mie nuove amiche blogger, ho ricevuto questo riconoscimento, lo Stylish Blogger Award. Wow!!! Non credevo neanche che esistesse, però è davvero un'idea carina. Grazie davvero Gegé!!!
E ora, come vuole la tradizione di questo premio, dopo aver ringraziato la blogger donatrice, vado a raccontare 7 cose di me, dopo di che passaerò ad altri 10 blog il premio ricevuto.

Dunque, ho 31 anni, non ancora per molto. Vivo a Lucca in una splendida casetta con quel matto di Paolo che a tratti mi sopporta e a tratti mi sopprimerebbe (ma io lo imbonisco con la cucina...). Sono laureata in Lettere, adoro la letteratura e le lingue, soprattutto il portoghese (più che altro è una malattia, e ben lo sa chi mi conosce da vicino). Ho una passione spropositata per la traduzione e ho avuto la fortuna di poter tradurre alcuni importanti scrittori di lingua portoghese, ma so che resterà un hobby e non sarà mai il mio lavoro.
Adoro viaggiare, leggere, andare al cinema, ascoltare musica (mi accompagna da quando ero nella pancia di mamma), ho molti amici musicisti che adoro andare a vedere quando si esibiscono nei locali, adoro andare ai concerti, adoro il nuoto ma soprattutto la danza (le lezioni di danza sono la mia terapia di gruppo preferita!).
Ultimamente ho dato libero sfogo alla mia passione per la cucina... e questo che ho ricevuto è il miglior riconoscimento!!!

E ora la parte più importante. Vorrei passare il testimone di questo premio ad altri dieci blog che seguo quotidianamente e che ammiro tantissimo:

- ...mon petit bistrot
A casa di Simo
A tutta cucina
Caffè col cioccolato
- Di pasta impasta
Il gattoghiotto
- La cuoca ruspante
- La zuppa di bottoni
- Oggi pane e salame, domani...
- Sorelle in pentola

sabato 29 gennaio 2011

Lasagne al verde

Buon weekend!
E' sabato mattina e mi sento del giusto umore per stare ai fornelli mentre il mio stereo diffonde le note dell'ultimo cd dei Jamiroquai Rock Dust Light Star.
Apro il frigo. Ho proprio voglia di qualcosa di gustoso. Vediamo... carciofi, scamorza affumicata, pasta fresca... ok, ho capito. Avverto istintivamente il desiderio di un bel piatto di lasagne. E che lasagne siano!!!

LASAGNE AL VERDE
Ingredienti:
sfoglia fresca
4 carciofi con le spine
pisellini (anche surgelati)
1 scalogno
scamorza affumicata
basilico
500 g. di latte
50 g. di burro
50 g. di farina
noce moscata
parmigiano reggiano grattugiato

Procedimento:
Pulite i carciofi e ammollateli in acqua acidulata, per evitare che anneriscano. Fate soffriggere lo scalogno, dopo di che aggiungete i carciofi affettati finemente e i piselli. Fate rosolare per qualche minuto a fiamma alta, salate e pepate, poi coprite e abbassate il fuoco. Se necessario aggiungete un po' di brodo vegetale (io ho usato una casseruola con il coperchio di vetro, e non ho avuto bisogno di aggiungerlo).


Mentre le verdure cuociono occupatevi della besciamella. Preparate il roux sciogliendo il burro in un pentolino e amalgamandovi la farina. Quando avrà assunto un bel colore bruno aggiungete il latte caldo e mescolate finché diverrà una crema densa e senza grumi. Aggiungete un po' di sale e una generosa manciata di noce moscata grattugiata.
Tagliate la scamorza a dadini e quando le verdure saranno cotte (non dovranno essere sfatte) cominciate a comporre le lasagne. Usando della pasta fresca non è necessario sbollentarla prima.
Fate un primo strato di pasta, aggiungete la besciamella, le verdure, la scamorza e via così per quattro strati, o comunque finché non avete esaurito le verdure. Tenetevi da parte un po' di besciamella e un po' di scamorza per lo strato finale a cui aggiungete il parmigiano grattugiato e qulache foglia di basilico sminuzzata. Coprite la teglia con un foglio di alluminio (per non farle asciugare troppo in supericie) e infornate a 200° per una mezz'oretta. Negli ultimi minuti di cottura, togliete l'alluminio e fate gratinare.


Servite calde mentre sorseggiate un buon Müller Thurgau e avvertirete subito una splendida sensazione di benessere pervadervi anima e corpo! Bon appetit!!!

giovedì 27 gennaio 2011

Sfogliata di mele per Prufrock

E' l'ora del tè, amici lettori.  E mentre il sole anche per oggi si congeda dietro le colline della mia città, ho qui il mio Earl grey fumante che sorseggio rileggendo una delle mie poesie (ma chiamare questa una poesia  è davvero riduttivo) preferite: The love song of J. Alfred Prufrock. Vi riporto qui di seguito un estratto molto adatto al momento, ma che è anche un po' il manifesto di questo mio periodo esistenziale.

[...] And indeed there will be time
For the yellow smoke that slides along the street,
Rubbing its back upon the window-panes;
There will be time, there will be time
To prepare a face to meet the faces that you meet;
There will be time to murder and create,
And time for all the works and days of hands
That lift and drop a question on your plate;
Time for you and time for me,
And time yet for a hundred indecisions
And for a hundred visions and revisions
Before the taking of a toast and tea. 

Anche voi come me vi sentite un po' Prufrock, un po' in quel mood in cui ti chiedi "Come potrei  osare disturbare l'universo?" L'unica risposta che ho trovato è cercare di andare avanti, tenendo sempre un profilo basso, e fare ciò che ci fa sentire bene. 
Allora, per sottrarci a questi quesiti cosmici, vorrei invitare tutti i prufrockiani a farsi un buon tè in compagnia della sfogliata di mele che vi vado a raccontare.

SFOGLIATA DI MELE CON CREMA ALL'ARANCIA

Ingredienti:
Per la crema all'arancia:
3 uova
3 cucchiai di farina
1 bicchierino di Grand Marnier
80 g. di zucchero
il succo di 4 arance non trattate

pasta sfoglia
3 mele (golden o renette, a vostro gusto)

Procedimento:
Preparate la crema all'arancia, sbattendo i tuorli con lo zucchero finché non otterrete una crema spumosa. Aggiungete alla crema la farina, il liquore, la polpa delle arance ridotta in piccoli pezzi, il succo delle arance e amalgamate bene. Montate gli albumi a neve ben ferma e uniteli alla crema mescolando con cura.
Stendete la sfoglia in una teglia con carta da forno, bucherellate con i rebbi della forchetta, versatevi sopra la crema e sistematevi le fettine di mela (non le ho sbollentate, le preferisco in purezza, mantengono meglio il loro sapore asprigno).
Infornate a 180° nel forno statico e fate cuocere per una quarantina di minuti. E' squisita anche servita calda.


Ogni vostro dubbio cosmico si dissiperà al primo boccone, ne sono certa... Bon appetit!!!

P.S. Ho usato la pasta sfoglia perché la crema mi è venuta piuttosto  dolce e dunque ho scelto un impasto neutro per non appesantire troppo i sapori. Niente vieta di usare una pasta frolla, a gusto vostro!

P.P.S. Con questo post partecipo al contest di Morena:




mercoledì 26 gennaio 2011

L'imponderabile leggerezza della tradizione

Buon inizio di serata cari lettori!
Oggi ho praticamente trascorso la giornata ai fornelli, presa dal delirio tremens che da ieri mi fa ribollire mani e cervello. In qualche modo mi devo pur sfogare, almeno così riesco pure a far felice un'altra persona (Paolo, of course) oltre a me.
Oggi, tra una meringa, una crema all'arancia e uno sformato di carote (lo so, lo so, poi ve ne parlerò..) sono riuscita a trovare una mezz'oretta per preparare anche il pranzo (applausi, please!). Ci sono momenti in cui, avendo poco tempo a disposizione, ci si rende conto che gli insegnamenti della mamma affiorano alla mente in modo automatico, con una naturalezza insperata. E così, mi è bastato aprire il frigo e... tac, in un angolino c'era un bel pezzo di zucca che ho preso subito. La zucca si presta benissimo per ogni preparazione, non avendo un sapore particolarmente deciso, ma nel risotto trovo dia il meglio di sé. Per cui sotto col risotto, nel segno di mamma e della tradizione!

RISOTTO ALLA ZUCCA

Ingredienti per 2 persone:
400 g. di zucca gialla
1 scalogno (lo preferisco alla cipolla, nei risotti)
olio evo
190 g. di riso Carnaroli
brodo vegetale
noce moscata
sale e pepe
ricotta salata

Procedimento:
Mondate la zucca e riducetela a dadini. In una casseruola dai bordi alti fate rosolare lo scalogno tagliato sottile nell'olio, dopo di che aggiungete la zucca. Cuocete per qualche minuto a fiamma vivace, poi abbassate il fuoco e aggiungete il brodo ben caldo. Fate cuocere per una decina di minuti, poi aggiungete il riso (non lo faccio sfumare con il vino bianco, poiché il vino bianco serve a sgrassare i condimenti grassi e lascia una nota acida che con la zucca a mio avviso stona). Fate cuocere per un quarto d'ora abbondante (o comunque secondo il vostro gradimento) aggiungendo il brodo gradualmente, e per la mantecatura finale usate della noce moscata e della ricotta salata grattugiata al posto del burro e del parmigiano. Ci sta benissimo!


P.S. La leggerezza sia con voi! E poi lo so, preparare un risotto ormai è una cosa da ragazzi. Ma la soddisfazione di poter gustare un risotto fumante è impagabile.
E per restare nella tradizione, stavolta in omaggio al mio papà, vi suggerisco di assaporare questo piatto con il sottofondo del White Album dei Beatles. Bon appetit!!!

martedì 25 gennaio 2011

Puro godimento alla francese

Non posso farci niente, oggi ho una carica elettrica che dal cervello si trasmette direttamente alle mani e non riesco a stare ferma. Sperimentare, sperimentare, sperimentare. Sono fortunata, il libro Cuochi si diventa di Allan Bay è una vera miniera di cucina, sia nazionale che non. Ho trovato la ricetta del pâté e subito mi sono tornati in mente i fantastici ricordi delle mie vacanze in Francia in cui facevo delle scorpacciate tremende di pain au chocolat, baguette e pâté de canard, de campagne (ricordo che una volta a Parigi, in vacanza con i miei, abbiamo cenato mangiando solo dolci)... Lo so, i cugini d'oltralpe non sono proprio campioni di simpatia, ma in fatto di cibo sanno veramente incantare. Non concordo molto sul loro uso smodato di salsine, burri e condimenti da infarto o ipercolesterolemia, però ogni tanto è un vero piacere farsi del male con i loro succulenti manicaretti, no?
E allora, come potevo non cimentarmi con questa preparazione? Non sarà proprio fedele al pâté de foie gras tanto decantato, ma è venuto davvero speciale, e poi è molto facile da eseguire!

PÂTÉ DE VEAU
Ingredienti:
400 g. di fegato di vitello a pezzetti
100 g. di pancetta a dadini
1 cipolla
150 g. di burro
250g. di panna da montare
1 bicchiere di vino bianco
spezie: 2 foglie di alloro, una manciata di bacche di ginepro, pepe nero, noce moscata
50 g. di pistacchi tritati
pane tostato

Procedimento:
Rosolate la cipolla in 50 g. di burro per 2 minuti, poi aggiungete il fegato, la pancetta, il ginepro e rosolate per 10 minuti. 


Versate il vino bianco e fate evaporare a fuoco vivo. Eliminate l'alloro, unite 100 g. di burro ammorbidito e frullate. Montate la panna, incorporatela al composto freddo e trasferitelo in uno stampo da plum cake foderato con pellicola. Mettete in frigorifero per tre ore, sformatelo e cospargetelo con i pistacchi. Servitelo con pane tostato caldo (io ho usato del pane multicereali, la morte sua!) e sorseggiate un buon Morellino di Scansano (una nota italiana è d'obbligo, per non far ingrassare troppo i cugini!).


Non vi pentirete di questa incursione in territorio "nemico", è una vera gourmandise a cui è lecito cedere!
Bon appetit!!!

"Dischi volanti" con zucchine

Buon pomeriggio a tutti voi, e grazie davvero per i vostri commenti che mi accompagnano in questa avventura telematica e culinaria, incoraggiandomi a scrivere e a cucinare. Spero di poter interagire sempre più con questi nuovi amici!
Oggi siamo in pieno inverno, la giornata è fredda e uggiosa. Per far svanire il languore che mi stringe non mi basta un buon libro. Dunque l'unico rimedio possibile è accendere lo stereo, ascoltare la musica minimalista della brasiliana Marisa Monte con il suo cd Universo ao meu redor, e dare libero sfogo alla fantasia tra i fornelli. A mo' di rito propiziatorio della bella stagione (non dico della primavera, quanto meno però di un sole decente!), oggi ho deciso di cucinare una golosissima pasta alle zucchine, che vi racconto subito, caso mai aveste bisogno anche voi di un anticipo di primavera.

"DISCHI VOLANTI" CON ZUCCHINE
Ingredienti per 2 persone:
200g. di pasta Garofalo tipo "Dischi volanti"
2 zucchine
una manciata di pinoli
1 porro
un pizzico di zenzero in polvere
ricotta salata
olio evo
sale e pepe nero q.b.

Procedimento:
In una padella fate rosolare il porro a fettine nell'olio, dopo di che aggiungete le zucchine tagliate a dadini. Fate cuocere a fiamma vivace per qualche minuto, poi aggiustate di sale e aggiungete i pinoli che avrete tostato in un padellino a parte.



Nel frattempo buttate la pasta e fate cuocere una decina di minuti. Scolatela piuttosto al dente e aggiungetela al sughetto, facendo insaporire per un paio di minuti, aggiungendo mezzo bicchiere di acqua di cottura della pasta qualora asciugasse troppo.
A fine cottura mantecate con la ricotta salata grattugiata e una generosa macinata di pepe.



Non ne è avanzata nemmeno un grammo, manco a dirlo. Si mangia in un batter d'occhio e si digerisce benissimo, perché è leggera e con pochi grassi. Mentre ve ne parlo ho ancora l'acquolina in bocca e potessi me ne mangerei subito un'altra bella porzione! Bon appetit mes chéris!!!

lunedì 24 gennaio 2011

Curry di verdure miste (e pollo)

Buon inizio di settimana a tutti!
Spero abbiate trascorso un buon weekend. Mi sono accorta che ultimamente compro sempre più libri di ricette e arte gastronomica e la mia libreria in cucina comincia a essere ben fornita e nella mia testolina risuonano continuamente numeri, tempi di cottura, grammi di farina, di burro, di pasta, nomi francesi di tecniche di preparazione... è davvero incredibile quanto mi stia appassionando e quanto sia sempre più affamata di ricette nuove e rivisitazioni dei piatti più tradizionali!

Sabato pomeriggio ho acquistato un bellissimo libro del giornalista enogastronomico Allan Bay, dal titolo Cuochi si diventa, che vi consiglio caldamente. È un compendio di circa mille ricette per tutti i gusti, dall'antipasto, al buffet, fino ai dolci, passando attraverso alcune annotazioni sintetiche ma efficacissime sulle tecniche, gli utensili che non possono mancare in cucina, le modalità e i tempi di cottura.
Ho già selezionato alcuni piatti che preparerò nei prossimi giorni e di cui vi scriverò strada facendo.
Vi posso solo dire che oggi ho deliziato i nostri palati inaugurando il suddetto libro con una ricetta classica della tradizione orientale, leggermente adeguata alla moda occidentale: il curry di verdure. Non mi soffermo sul fatto che il curry è una miscela di varie spezie che possono variare in mille modi diversi... Io ho comprato un'ottima miscela di curry a Londra, non troppo piccante (a mio parere troppo peperoncino anestetizza i sapori e appiattisce i singoli ingredienti, e poi mi fa sudare tantissimo!!!) che contiene coriandolo, curcuma, senape, ceci neri, cumino, peperoncino, aglio in polvere, finocchio. Rispetto alla ricetta originaria ho poi aggiunto dei bocconcini di pollo. Niente a che vedere con il fantastico pollo al curry della mia amica Alba (direttamente dall'Australia), ma ha dei tempi di preparazione molto veloci ed è davvero gustoso!
Eccolo qua per voi.

CURRY DI VERDURE MISTE (E POLLO)
Ingredienti per 4:
1 cipolla (io in realtà ho messo un porro, che sta benissimo)
2 pizzichi di zenzero in polvere
2 cucchiaini di curry
800 g. di verdure miste di stagione (io ho usato 2 carote, 1 zucchina, le cime di un broccoletto, 2 patate piccole, 1 carciofo)
1 vasetto di yogurt (quello greco è perfetto, meno acido e più cremoso)
400 g. bocconcini di pollo
un cucchiaino di concentrato di pomodoro
una manciata di farina
olio evo
sale e pepe nero q.b.

Procedimento:
Pulite bene le verdure e sminuzzatele a dadini.
In una padella fate soffriggere la cipolla con l'olio con due pizzichi di zenzero e il curry, per due minuti. Aggiungete le verdure e lasciate insaporire per dieci minuti a fiamma moderata.






Nel frattempo infarinate i bocconcini di pollo e saltateli in una casseruola a parte per 10 minuti, facendo in modo che assumano un bel colore dorato.
Aggiungete alle verdure mezzo bicchiere di acqua calda in cui avrete stemperato il concentrato di pomodoro e aggiungete il pollo, facendo cuocere ancora per 15 minuti o finché le verdure saranno morbide ma non disfatte.


A fine cottura regolate di sale e pepe e mantecate con lo yogurt. Semplicemente irresistibile!
Non sapendo che vino abbinare, oggi ho sorseggiato una buona birra chiara, che devo dire ha aggiunto una sfumatura di sapore che ha reso più completo il curry. E bravo Allan Bay!
Bon appetit, naturalmente!!!

sabato 22 gennaio 2011

Sarde alternative

Buon weekend a tutti i cari lettori del sabato!
In questa giornata di relax, in cui si interrompe la stressante routine e in cui ci si può coccolare un po' di più, tra un buon libro, una passeggiata fuori porta, un film al cinema, e magari anche una bella cenetta in compagnia, io non rinuncio a narrarvi le mie gesta culinarie che anche per oggi mi hanno procurato una certa soddisfazione.
Nel fine settimana adoro ascoltare un po' di musica classica, così oggi, per non venire meno alla tradizione, ho cucinato la mia pasta con le sarde sulle note della settima sinfonia di Beethoven, e nel frattempo vi racconto come si prepara questo primo piatto, mutuato dalla tradizione siciliana ma con alcune variazioni mie.

SPAGHETTI CON LE SARDE

Ingredienti per 2 persone:
300 g. sarde pulite e diliscate
10 pomodorini pizzutello (o pachino)
una manciata di capperi sotto sale
origano siciliano
basilico fresco
180 g. spaghetti n. 5
una bustina di zafferano
1 spicchio di aglio
sale e pepe q.b.
olio evo

Procedimento:
In una padella fate imbiondire l'aglio nell'olio, poi aggiungete i capperi (che avrete sciacquato sotto l'acqua corrente), i pomodorini divisi in quattro, sale, pepe e origano. Fate cuocere per una decina di minuti a fiamma moderata, in seguito aggiungete le sarde sfilettate e lasciate cuocere per altri cinque minuti.


Nel frattempo mettete sul fuoco una pentola con l'acqua per gli spaghetti che cuocerete al dente per cinque minuti. Scolate e versateli in padella con un po' di acqua di cottura aggiungendo la bustina di zafferano. Mescolate con cura finché il sughetto non si sarà ben amalgamato e la pasta non avrà un colore giallo uniforme. A fine cottura aggiungete il basilico sminuzzato e servite fumante.


Accompagnate questo piatto con un Montecarlo bianco fresco e... bon appetit!!!

venerdì 21 gennaio 2011

Seppie con piselli

Come promesso, oggi mi sento particolarmente ispirata a starmene tra i fornelli per dare libero sfogo alla fantasia. Ho comprato delle seppioline fresche e mi è venuta voglia di cucinarle con i piselli, nella ricetta fusion che vi propongo qui di seguito.

SEPPIE CON PISELLI FUSION
Ingredienti per 2 persone:
400 g. di seppioline fresche già pulite
400 g. di pisellini (io abbondo sempre perché li adoro)
2 cucchiai di pesto alla genovese
1 scalogno
100 g. di riso basmati
scorza di 1 limone
olio evo
sale e pepe q.b.

Procedimento:
Lavate bene le seppioline e tagliatele a strisce. In una casseruola scaldate l'olio e fate rosolare lo scalogno tritato finemente. Aggiungete le seppie e fate cuocere per una decina di minuti (potete aggiungere un po' di vino bianco per dare più sapore, oppure del brodetto di pesce); salate (non troppo) e pepate, dopo di che aggiungete i pisellini freschi (anche surgelati vanno bene).


Fate cuocere con il coperchio per una mezz'oretta, grattugiando la scorza di mezzo limone e aggiungendo un po' di acqua calda se dovesse asciugare troppo.
A parte lessate il riso basmati in abbondante acqua calda per circa dodici minuti (o secondo le indicazioni di cottura del vostro riso basmati; io ne ho uno originale indiano comprato in un market a Kentish Town a Londra).
A fine cottura componete il piatto con le seppie, i piselli, il riso, la scorza di limone tagliata a striscioline sottili e il pesto.






Accompagnate questo piatto con un buon Vermentino di Sardegna. Sarà un pranzetto perfetto che vi renderà felici e ottimisti, proprio come è successo a me! Bon appetit!

P.S. Ho preferito usare il pesto al posto del tradizionale prezzemolo, perché dà un sapore più mediterraneo. Vi consiglio però di usare del pesto fresco fatto in casa, non quello confezionato del supermercato, mi raccomando. La scorsa estate il mio basilico è cresciuto a tal punto da trasformarsi in una sorta di profumatissima siepe, così a settembre ho lavorato due giorni per preparare una scorta invernale di pesto alla genovese che conservo in cubetti in freezer o in barattolini di vetro sotto vuoto.

Crumble forever

Oggi vi scrivo in diretta dalla mia cucina, che si è trasformata in una sorta di ring in cui a suon di mestoli e pentole trasformo le mie insoddisfazioni di questa pesante settimana in energia positiva. Ho seriamente intenzione di cucinare tutto il giorno, per cui tenetevi pronti!
Accendo lo stereo, l'album Pearl di Janis Joplin sarà una perfetta colonna sonora per cominciare a preparare uno dei dolci che preferisco di più in questo periodo: il crumble.

Il crumble è una delle pietanze più versatili che io conosca, si può fare sia dolce (con la miglior frutta di stagione, mele e pere in inverno, pesche, susine e frutti rossi in estate) che salato (buonissimo con la zucca o le zucchine).
Oggi in casa ho delle pere belle mature e dell'ottima crema di cacao fondente, un binomio perfetto con cui preparare un crumble insolito. Ecco a voi la ricetta.

CRUMBLE DI PERE E CIOCCOLATO
Ingredienti:
200 g. di farina 00
100 g. di zucchero
100 g. di burro
scorza di mezzo limone grattugiata
5 pere mature
crema di cioccolato fondente

Procedimento:
Accendete il forno statico a 180°. Preparate l'impasto unendo la farina e lo zucchero al burro e alla scorza di limone. Impastate velocemente con le dita, lasciando il composto piuttosto sbricioloso.
Sbucciate le pere e riducetele a cubetti che adagerete sul fondo di una pirofila (io ne uso una di porcellana, che non richiede l'uso della carta da forno o del burro), fino a creare uno strato uniforme. Spargete qua e là qualche cucchiaiata di crema di cacao e infine la sbriciolata di pasta fino a coprire completamente le pere.


Infornate per una mezz'oretta, o comunque finché il crumble non avrà assunto un bel colore dorato. Servite tiepido e lasciatevi andare alla bontà unica di questo sempllicissimo dessert... la miglior terapia per dimenticare le ansie e le preoccupazioni di tutta una settimana, non trovate?
Bon appetit!!!

giovedì 20 gennaio 2011

Soul cake

Buongiorno!
Speriamo proprio che lo sia, dato che qui l'inverno non accenna ad andarsene e, anzi, si manifesta ancora con tutta la sua forza propinandici giornate fredde e piovose.
Ebbene, noi continuiamo imperterriti a sfidarlo e a scongiurarlo con il potere della nostra fantasia e... dei fornelli, naturalmente!!!
Oggi sono particolarmente ispirata dal brano di Sting Soul cake, che vi mostro qui di seguito.

 

Dopo essere di nuovo tornata coi piedi per terra ed essermi ricomposta, direi che è proprio giunto il momento di confidarvi una delle ricette che amo di più e che ben si addice all'atmosfera intrisa di dolce misticismo diffusa da questo brano: la Mousse al cioccolato, signore e signori.
Adoro prepararla in queste sere d'inverno, e adoro mangiarla con le persone che amo di più. Mi sembra quindi giusto poterne condividere la preparazione con voi.

MOUSSE AL CIOCCOLATO
Ingredienti:
200 g. cioccolato fondente al 70% (suggerisco cioccolato di ottima qualità)
2 uova
100 g. zucchero
250 g. panna da montare
20 g. burro

Procedimento:
Sciogliete a bagno maria il cioccolato con il burro. Nel frattempo separate i tuorli dagli albumi, montate questi ultimi a neve con un pizzico di sale in una ciotola con la frusta (planetaria, un giorno sarai mia!!!); in un’altra ciotola montate i tuorli con lo zucchero, aggiungete il cioccolato fuso (deve risultare morbido, se fosse troppo duro aggiungete un po’ di latte per fluidificare) e montate la panna con il frullatore a immersione. Aggiungete la panna al composto e da ultimo le chiare. Mescolare il tutto dal basso verso l’alto per non far smontare le chiare e per fare prendere più aria e versate il composto in 6 stampini. Lasciate solidificare in frigo per 6-8 ore, decorate con fette di arancia tagliate a S o con una stecca di cannella, e servite. Una bontà indescrivibile, lo garantisco! Bon appetit!!!

P.S. Ogni momento è buono per godersi questa prelibatezza, che si prepara in mezz'ora e fa stare bene per tutto il resto della giornata infondendo dolcezza e buonumore. Per allontanare definitivamente ogni cattivo pensiero suggerisco di sorseggiare un buon spumante dolce, quello che preferite voi!

mercoledì 19 gennaio 2011

Sotto il sole giaguaro

Ciao a tutti!
Oggi non vi proporrò uno dei miei pasticci culinari, bensì dedicherò questo spazio a un maestro della nostra letteratura, uno dei miei scrittori preferiti che non mi stanco mai di leggere e rileggere: Italo Calvino (e scusate se mi ripeto, ma mi trovo in un periodo calviniano).
Il racconto "Sotto il sole giaguaro" che dà il nome all'omonima raccolta (dedicata ai cinque sensi, rimasta purtroppo incompita, ma in cui compaiono un racconto sull'olfatto, uno sul gusto e uno sull'udito), pubblicata postuma nel 1986, inscena il viaggio di una coppia in crisi che attraversa il Messico tra le sue bellezze artistiche e le prelibatezze culinarie, nel tentativo di ritrovare la propria armonia e complicità.
Qui di seguito vi riporto alcuni passaggi, naturalmente omettendo il finale, per non guastare la sorpresa a quanti di voi non l'avessero ancora letto (e vi consiglio caldamente di farlo!)

Gustare, in genere, esercitare il senso del gusto,
riceverne l'impressione, anco senza deliberato volere o
senza riflessione poi. L'assaggio si fa più determinante
a fin di gustare e di sapere quel che si gusta; o almeno denota
che dell'impressione provata abbiamo un sentimento riflesso,
un'idea, un principio di esperienza. Quindi è che sapio, ai Latini,
valeva in traslato sentir rettamente; e quindi il senso dell'italiano
sapere, che da sé vale dottrina retta, e il prevalere della sapienza
sopra la scienza.

Niccolò Tommaseo
Dizionario dei sinonimi

 [...] Il nostro viaggio attraverso il Messico durava già da più di una settimana. Pochi giorni prima, a Tepotzotlán, in un ristorante che allineava i suoi tavoli tra gli alberi d'arancio d'un altro chiostro  di convento, avevamo gustato vivande preparate (così almeno ci era stato detto) seguendo le antiche ricette delle monache. Avevamo mangiato un tamál de elote, cioè una sottile semola di mais dolce con carne di maiale tritata e piccantissimo peperoncino, il tutto cotto a vapore con una foglia anch'essa di mais; poi chiles en nogada, che erano peperonicini rossobruni, un po' rugosi, nuotanti in una salsa di noci la cui asprezza pungente e il fondo amaro si perdevano in un'arrendevolezza cremosa e dolcigna.
Da quel momento l'idea delle monache evocava in noi i sapori di una cucina elaborata e audace, come tesa a far vibrare le note estreme dei sapori e accostarle in modulazioni, accordi e soprattutto dissonanze che s'imponessero come un'esperienza senza confronti, un punto di non ritorno, una possessione assoluta esercitata sulla ricettività di tutti i sensi.
[...] Le labbra d'Olivia nel bel mezzo della masticazione indugiavano fin quasi a fermarsi, ma senza interrompere del tutto la continuità del movimento, che rallentava come non volendo lasciar allontanare un'eco interiore, mentre il suo sguardo si fissava in un'attenzione senza oggetto apparente, quasi come in allarme. Era una speciale concentrazione del viso che avevo osservato in lei durante i pasti, da quando avevamo cominciato il nostro viaggio in Messico: una tensione che seguivo nel suo propagarsi dalle labbra alle narici, ora dilatate ora contratte. (Il naso ha una plasticità molto ridotta - soprattutto un naso armonioso e gentile come quello d'Olivia - e ogni impercettibile movimento inteso a espandere la capienza delle narici nel senso  longitudinale le rende in effetti più sottili, mentre il corrispettivo movimento riflesso che ne accentua l'ampiezza risulta poi invece come un ritrarsi  di tutto il naso verso la superficie del viso).
Da quanto ho detto si potrebbe credere che Olivia mangiando si chiudesse in se stessa immedesimandosi  nel percorso interiore delle sue sensazioni; in realtà invece il desiderio che tutta la sua persona esprimeva era quello di comunicarmi ciò che sentiva: di comunicare con me attraverso i sapori, o di comunicare coi sapori attraverso un doppio corredo di papille, il suo e il mio.

Non è meraviglioso il modo in cui Calvino descrive i cibi e il piacere che ci possono dare nel gustarli?

martedì 18 gennaio 2011

Il pollo nel bosco?

Buongiorno, silenziosi e timidi lettori che vi aggirate furtivi tra le righe di questo neonato blog.
La ricetta che vi propongo oggi l'ho cucinata ieri sera in pochissimo tempo a disposizione, poiché in questi giorni sono molto assorta nella lettura del romanzo Il gioco dell'angelo dello spagnolo Zafón che mi ha letteralmente quanto inaspettatamente conquistata con L'ombra del vento (dato che sono sempre restia a leggere dei best seller, ma in questo caso ho fatto eccezione, e che la regola sia dunque confermata). Ragion per cui mi sono persa nella lettura, e quando sono riemersa mi sono accorta che era veramente tardi! In ogni caso, con un po' di fantasia, sono riuscita a preparare questo bel piattino che vado subito a descrivervi, non prima però di consigliarvi di accendere lo stereo per ascoltare l'album Mercury Falling di Sting, a tutto volume, please.

BOCCONCINI DI POLLO CON FUNGHI CHAMPIGNON E POLENTA
Ingredienti per 2 persone:
Un petto di pollo intero
Una confezione di funghi champignon da pulire
Un rametto di timo
Farina 3 cucchiai
Uno spicchio d'aglio
Olio evo
Un pizzico di curry
sale e pepe q.b.
250 g. di polenta Formenton tipica della Garfagnana

Procedimento:
Per prima cosa mettete una pentola sul fuoco con un litro abbondante di acqua, in cui andrete a cuocere la polenta.
Pulite i funghi, lavando via lo strato superficiale ed eliminando la parte più dura del gambo, poi tagliateli a fettine e metteteli a rosolare in un tegame dai bordi non troppo alti, con l'aglio, l'olio e il rametto di timo.
Quando l'acqua bolle, salate e versate lentamente la polenta Formenton, girando energicamente con una frusta per tre o quattro minuti, dopo di che coprite la pentola con un panno umido e ogni quarto d'ora girate con un mestolo di legno. La polenta dovrà cuocere per un'oretta (ma se usate una polenta istantanea basteranno venti minuti circa, anche se, va detto, il sapore sarà ben diverso).
Disossate il pollo e tagliatelo a cubetti, infarinateli e aggiungeteli ai funghi nel tegame. Fate rosolare per cinque minuti girandoli spesso, poi aggiungete un po' acqua calda per creare il sughetto. Salate, pepate e aggiungete un pizzico di curry per dargli una nota più saporita (liberissimi di non metterlo, per carità... per me curry e pollo è un connubio irresistibile!). Proseguite la cottura per una mezz'oretta circa, badando bene che il sugo non asciughi, aggiungendo eventualmente altra acqua calda.
A fine cottura versate la polenta in un bel recipiente e fate addensare e freddare per una decina di minuti. Sentirete che profumino...
Infine, togliete dal fuoco i bocconcini che adagerete nel piatto sopra una bella fetta di polenta. Semplice, ma semplicemente meraviglioso. Trovo non ci sia modo migliore per scrollarsi di dosso tutto il malumore di un lunedì lavorativo, e per riconciliarsi con se stessi, prima di affondare sul divano per guardarsi un film o continuare a leggere Il gioco dell'angelo, come ho fatto io!
Bon appetit!!!

P.S. Caso mai dovesse avanzarvi della polenta, vi assicuro che il giorno dopo, tagliata a fettine, darà il meglio di sé se fritta in padella o grigliata al forno con del formaggio fuso (ottimo un pecorino sardo, ma anche il taleggio o il brie). Fatemi sapere, non siate timidi!!!

lunedì 17 gennaio 2011

Omaggio a Tiziano

Buongiorno a tutti, e buon inizio di settimana.
Ieri ho trascorso una meravigliosa giornata a Firenze in giro per gli Uffizi. Un vero nutrimento per gli occhi e per l'anima di cui avevo un sincero bisogno.
Oltre al merviglioso Tondo Doni di Michelangelo, la Madonna dal collo lungo di Parmigianino, la Venere e la Primavera del Botticelli, la Medusa di Caravaggio, sono stata letteralmente rapita dalla Venere di Urbino di Tiziano.


L'espressione del volto lievemente ammiccante e profondamente sensuale cattura e ipnotizza lo spettatore invitandolo a lasciarsi andare ai piaceri della carne, non è vero? Divertentissimo è poi il cagnolino, che nell'iconografia moderna è l'emblema della fedeltà, ma qui dorme, come a dire che in questo caso si può chiudere un occhio e mettere da parte la fedeltà... furbo il nostro Tiziano!!!

Stregata da tanta lussuria, sono tornata  casa e ho deciso di concedermi una golosissima fondue con le fragole (anche se fuori stagione non ho giustappunto saputo resistere al loro meraviglioso richiamo, d'altronde le tentazioni esistono a posta perché vi si possa cedere, no?). Ed è con l'acquolina in bocca che vi invito a gustarle insieme a me!

FONDUE CON FRAGOLE
Ingredienti:
una confezione di fragole (ovviamente meglio se di stagione)
100 g. cioccolato fondente al 70%
latte q.b.
Procedimento:
In un pentolino a bagno maria fate sciogliere lentamente il cioccolato sminuzzato, aggiungendo un po' di latte per renderlo più cremoso.
Nel frattempo lavate le fragole. Io le ho lasciate intere per un maggiore godimento anche per gli occhi.
Una volta che il cioccolato sarà sciolto non dovrete fare altro che intingervi le fragole e sentirete il vostro cuore sciogliersi sempre più a ogni boccone... La semplicità premia sempre!


Il sottofondo del Bolero di Ravel, con il suo incalzante crescendo, vero tripudio di ammaliante sensualità, renderà il godimento completo per tutti e cinque i sensi. Bon appetit!!!

sabato 15 gennaio 2011

Un magnifico do di petto

Salve a tutti, scintillanti lettori di questo assolato sabato pomeriggio!
Questa timida illusione di primavera mi ha messo di buon umore e mi ha fatto venire voglia di raccontarvi come si prepara uno dei piatti più tradizionali che da decenni allieta la mia famiglia: l'anatra all'arancia.
Quando ero piccola, ricordo che la preparazione di questa pietanza era circondata da un'aura di quasi sacralità a cui contribuiva tutta la famiglia: mio nonno forniva a mia madre un'anatra che mia nonna  spennava e puliva (mia madre ha un'innata repulsione per ogni tipo di volatile, sia vivo che morto, ma una volta che il pollo di turno è stato opportunamente eviscerato e privato degli arti e della testa, non ce n'è per nessuno ai fornelli!), poi seguiva tutto il rituale di speziatura e preparazione della caramellatura delle arance. Il profumo agrodolce e agrumato che si sprigionava dalla cucina è ancora quasi tangibile, da quanto era inebriante. Una volta cotta, arrivava il momento della massima gratificazione in cui sedevamo tutti insieme a mangiare quel meraviglioso cibo, succhiandoci le dita e persino inzuppando il pane nel divino intingolo pur di non farne avanzare nemmeno una goccia!

Oggi è dunque con molto onore che vi racconto come l'ho preparata ieri sera, seguendo pedissequamente le indicazioni della mia mamma che me l'ha trasmessa con tanto amore. L'unica variante rispetto alla tradizione consiste nella scelta del petto dell'anatra, anziché l'anatra intera, il che comporta la cottura sul fornello al posto del forno, risultando quindi più veloce anche nell'esecuzione.

PETTO D'ANATRA ALL'ARANCIA
Ingredienti per 4 persone:
1 petto d'anatra da 500 g. circa
1 arancia tarocco
1 scalogno
1 carota
2 foglie di alloro
1 bicchiere di vino rosso (un Chianti o un Morellino di Scansano vanno benissimo)
2 cucchiai di zucchero bianco
un goccio di aceto balsamico
olio evo
sale e pepe nero q.b.

Procedimento:
Pelate la carota e riducetela a dadini piccoli, tritate lo scalogno e fateli rosolare insieme all'alloro in padella con l'olio per qualche minuto. Nel frattempo prendete il petto d'anatra, praticate un incisione sulla pelle per facilitarne la cottura, dopo di che aggiungetelo in padella e fate rosolare da entrambe le parti finché non assumerà un colore scuro.


Prendete l'arancia intera, prelevate la buccia (fate attenzione a non includere la parte bianca che è amara) e riducetela a striscioline sottili che metterete a sbollentare per alcuni minuti in un pentolino con poca acqua. Successivamente spremete l'arancia e tenete da parte il succo.
Quando l'anatra è bella bruna, alzate la fiamma e irrorate con il bicchiere di vino rosso facendo sfumare per cinque minuti. Salate e pepate.
Preparate il caramello: in un pentolino fate sciogliere lo zucchero e nel momento in cui assume un colore ambrato aggiungete l'aceto, mescolate energicamente e versate il succo d'arancia. Questo intingolo va poi aggiunto in padella. Continuate la cottura aggiungendo anche le striscioline e, qualora il sughetto risultasse troppo asciutto, un po' dell'acqua in cui le sbollentate.


Dopo una ventina di minuti il petto dovrebbe essere pronto. Spegnete il fuoco, lasciate riposare una decina di minuti, poi togliete l'anatra e affettatela finemente. Probabilmente il centro sarà ancora un po' rosato, ed è giusto così, la carne della cacciagione, se troppo cotta, può risultare un po' stopposa e asciutta. Mettete le fettine di nuovo in padella, accendete il fuoco e fate rosolare pochi minuti.


Ecco fatto, ora siete pronti per godere del magnifico sapore e del profumo inebriante, proprio come ho fatto io ieri sera. E come vuole la tradizione, non ne è avanzata nemmeno una goccia. Grazie mamma! Bon appetit!!!

P.S. Naturalmente, i miei due ultimi consigli. Un buon vino rosso strutturato (un Morellino di Scansano o un Chianti classico) aiutano a esaltare il sapore in tutta la sua completezza; un sottofondo ideale è sicuramente il blues doc di uno dei migliori John Mayer con l'album Continuum.

venerdì 14 gennaio 2011

I biscotti della Pippi!

Buongiorno a tutti!
Oggi è il primo giorno di vita di questo nuovo blog.
E a proposito di creature nate da poco, vorrei lasciarvi la ricetta dei famosi “biscotti della Pippi” (Pippi è il nome che mi ha dato Paolo quando ci siamo conosciuti, non tanto perché gli ricordassi Pippi Calzelunghe, quanto perché non stavo mai zitta e quando canticchiavo una canzone di cui non sapevo il testo intonavo solo un vago “pii pii pii”… eh, beata gioventù!!!).
I biscotti della Pippi sono stati il leit-motiv delle vacanze di Natale appena trascorse: per tre giorni io e Paolo abbiamo affollatto la nostra cucina di farina, burro, uova, cannella, zenzero, cacao, per confezionare circa trecento biscottini che abbiamo donato ai nostri amici e parenti come regalo di Natale. Le formine dell’Ikea a forma di animaletto e alcune formine natalizie trovate sulle bancarelle dei mercatini tradizionali, li hanno poi resi particolarmente graditi ai figli dei nostri amici! In particolare Rosalba, la bimba di Michela, mi ha dato una soddisfazione incredibile. Ecco cosa ha scritto a Paolo il giorno dopo averglieli portati: «...i biscotti di Sara hanno avuto successo soprattutto per Rosalba... lei non li aveva neanche visti e se ne è accorta a fine serata quando sono andati via tutti... è impazzita... c'è una puntata di Pippi Calzelunghe (vista 100 volte) dove lei fa i biscotti per Natale e guarda caso hanno proprio quelle forme... Ha cominciato a dire "mamma sono i biscotti di Pippi, di Pippi!!!”»
Queste per me sono le gioie della vita, e forse un po’ è anche merito di Rosalbina se mi sono decisa ad aprire questo blog.

Cucino per sedare i miei bollenti spiriti, per tenere lontani i fantasmi, certo, ma soprattutto per far fiorire sorrisi sulle bocche di chi mangia i miei piatti, per lenire le loro preoccupazioni, per condividere un piacere unico e atavico, per recuperare la vera essenza di un’esigenza che in certi momenti può trascendere dalla routine e trasformarsi in convivio godurioso che coinvolge mente e corpo. Almeno questo è quello che spero.

Scegliete sempre con cura i vostri ingredienti, mescolateli e accuditeli come se fossero creature, intrecciate odori e sapori e fidatevi dei vostri sensi. Tutti e cinque. La cucina cela un’alchimia particolare e ammaliante da cui è difficile restare immuni. Avrete grandi soddisfazioni, ve lo garantisco.

Prima di sporcarvi le mani di farina per preparare questi deliziosi scrigni di dolcezza, vi invito ad ascoltare un album per me fondamentale. Si tratta de Il circo mangione della Bandabardò (non a caso il titolo ben si addice alla circostanza!), l’album che io considero iniziatico, che ho imparato ad amare in un’epoca di confine tra l’adolescenza e l’età adulta e che ha reso il passaggio all’età della ragione più spensierato e meno traumatico. Sarà la colonna sonora ideale per impastare la pasta frolla che vado a illustrarvi.

I BISCOTTI DELLA PIPPI
Ingredienti:
200 g di farina 00
100 g di zucchero bianco (o di canna)
100 g di burro
1 uovo
un pizzico di zenzero in polvere
1 cucchiaino di cacao zuccherato (o anche amaro)
1 cucchiaino di cannella in polvere

Procedimento:
Setacciate la farina, unite lo zucchero, la cannella, il cacao e lo zenzero. Aggiungete il burro tagliato a tocchetti e l'uovo. Impastate fino a ottenere una palla e lasciate riposare in frigo una mezz'oretta. Stendete la pasta con un mattarello e formate i biscotti con le formine. Infornate a 180° per dieci minuti circa e poi fate freddare. Naturalmente, come variante, si possono guarnire con qualunque cosa, prima di infornarli: zuccherini colorati, pinoli, granella di nocciole, zucchero a velo, nutella, marmellata... sono una base perfetta!

P.S. Mi permetto di dare un suggerimento british: sono perfetti accompagnati da un tè al profumo di arancia e cannella, oppure un tè agli agrumi di Sicilia, ma va benissimo anche un earl grey, rigorosamente con latte e senza zucchero! Per chi proprio invece non riesce a rinunciare a un bicchierino, nemmeno all’ora del tè, direi che un moscato proprio non guasta. Se di Pantelleria, poi, ancora meglio, manco a dirlo. Bon appetit!!!

giovedì 13 gennaio 2011

"Se una notte d'inverno un viaggiatore"

Eccomi qua. Una pagina bianca, l'inizio di una nuova avventura. Non sarà certo un romanzo - anche se mi sono abbandonata, forse in modo un po' presuntuso, lo ammetto, ma nel web oggi tutto è possibile, al richiamo irresistibile di citare uno dei miei scrittori preferiti - quanto piuttosto una sorta di diario di bordo delle mie peripezie quotidiane tra i fornelli, anzi, per dirla con una frase dello strabiliante cuoco-scrittore Anthony Bourdain, le mie avventure agrodolci.
Ma sì, lo so, caro goloso ed errante lettore che navighi sballottato tra i flutti di questo telematico mare, già lo so che di blog come questi ce ne sono a centinaia, di tutti i colori e per tutti i palati, pronti a soddisfare chi cerca una ricetta esotica, un sapore in più da aggiungere al piatto preparato in cinque minuti dopo una lunga giornata di lavoro - e potrei continuare questa lista per altre dieci righe... semplicemente ho deciso di inserirmi in questo circolo vizioso (o virtuoso?) spinta dalla voglia di scrivere e di dialogare con viaggiatori curiosi di esplorare saperi e sapori che rendono la vita sicuramente più piacevole e meno pesante. Così, nel vortice di insoddisfazioni e preoccupazioni che attanaglia il mio quotidiano, trovo il rifugio ideale nella mia cucina, a contatto con la farina, il burro, le uova, le spezie, che si incontrano con la mia fantasia e ogni giorno rendono felice Paolo... e di conseguenza anche me!
Oggi, per festeggiare quindi la vittoria sulla mia timidezza e sulla mia ritrosia (io, grande lettrice di blog, non ho mai scritto una riga, eppure sono laureata in Lettere!) do inizio al mio blog di ricette, parole e note musicali, proponendovi una ricetta semplice semplice che però, in una notte d'inverno come questa, scalda sicuramente il cuore. E si scioglie pure in bocca.

TAGLIATELLE AL RADICCHIO TREVIGIANO
Ingredienti per 4 persone:
Per la pasta:
300 g. farina 00
3 uova
Per il sughetto:
1 scalogno medio
2 cesti di radicchio trevigiano
olio evo
noce moscata
una manciata di noci tritate
ricotta vaccina fresca
sale e pepe nero q.b.

Procedimento:
Preparate la pasta secondo il metodo classico e stendetela con la macchinetta stendipasta (nota: oggi ho fatto la pasta per la prima volta. Uno spettacolo. Quest'anno, al posto del consueto carbone nero, la Befana mi ha portato la tanto agognata macchinetta, su suggerimento dei miei genitori che non ne potevano più dei miei lamenti. Ora non ho scelta, dovrò invitarli a pranzo e far loro le mie tagliatelle. Non temete, vi terrò aggiornati!).
Nel frattempo, in una larga padella fate dorare lo scalogno tagliato a fettine sottili, dopo di che aggiungete il radicchio tagliato a striscioline e fate rosolare per qualche minuto. Aggiungete sale, pepe, noce moscata e un po' di acqua calda; fate cuocere per una decina di minuti finché il radicchio non risulterà morbido.
A fine cottura spargete le noci tritate. Lessate le tagliatelle per un paio di minuti, scolate e passatele in padella. Amalgamate la ricotta con un po' di acqua di cottura della pasta e versatela in padella. Fate saltare velocemente, facendo attenzione che non asciughi troppo. Servite fumante e gnam!, bon appetit!!!

P.S. Per degustare al meglio suggerisco di sorseggiare un buon Cabernet Sauvignon Col di Sasso 2008. I deliziosi effluvi di questa pietanza si spanderanno poi in maniera ottimale se accompagnati dall'ascolto dell'indimenticabile Rhapsody in blu di Gershwin nella versione di Chailly-Bollani. Imperdibile.

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